Bocciata dal referendum, promossa con un posto di assoluto rilievo nel nuovo governo Gentiloni. La Boschi non lascia (come annunciò di voler fare in caso di vittoria del No) ma raddoppia, non è più ministra ma resta a Palazzo Chigi e assume le massime deleghe operative, come nuovo «sottosegretario alla presidenza del Consiglio con funzione di segretario del Consiglio dei ministri». Significa che la Boschi avrà il potere sulla «firma dei decreti, degli atti e i provvedimenti di competenza del presidente del Consiglio dei ministri», come si legge nel decreto di nomina del suo predecessore, di cui la Boschi prende i poteri, il sottosegretario uscente (e neo ministro) Claudio De Vincenti. Tutti gli atti del governo, insomma, passeranno dalla scrivania della Boschi, che quindi avrà la regia su tutti i dossier dei ministri, e come segretario sarà anche l'unico non ministro ad avere il privilegio di prendere parte ai Consigli dei ministri. Non solo, sovraintenderà al pre-Consiglio dei ministri, la fondamentale preparazione tecnica dei Cdm dove si mettono a punto i decreti.
Insomma un potere enorme, altro che passo indietro. Un ruolo chiave che in passato è stato occupato da figure centrali come Gianni Letta e prima ancora da Giulio Andreotti sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Alcide De Gasperi. Uno snodo cruciale, nel cuore del potere governativo, una sorta di vicepremier e in questo caso anche «commissario renziano» sull'operato di Gentiloni, suggellato dalla foto insieme al premier e Renzi dopo la cerimonia della campanella a Palazzo Chigi, immagine della sua vittoria personale. E pure un nuovo record per la Boschi: è la prima donna a ricoprire quel ruolo a Palazzo Chigi.
Nonostante la richiesta di mollare arrivata da più parti, dal Pd ai giornali di area come Repubblica (che in un editoriale è arrivata a dipingerla come la «palla al piede» del nuovo esecutivo), l'ex ministra renziana ha dunque ottenuto quello che ha difeso con le unghie nelle ultime ora battagliando tra telefonate di fuoco e pressing su Renzi: restare al governo, non essere umiliata da un passo indietro mentre da altri renziani non veniva imposta la stessa punizione. Il riferimento è a Luca Lotti, altro petalo del «giglio magico» promosso a ministro (Sport) con deleghe pesanti come il Cipe (miliardi di euro per le opere pubbliche) e l'editoria. Il destino di Lotti è stato messo pesantemente sul piatto dalla Boschi, che ha posto l'ultimatum: se resta lui, allora dovete confermare anche me. Il segretario Pd, che consigliava di mollare il colpo, alla fine ha dato il suo ok alla richiesta della «Meb», ma con una clausola di realpolitik renziana. Se il governo dovrà essere affondato, lei andrà a fondo insieme all'esecutivo, Renzi non guarderà in faccia a nessuno se ci sarà da mandare tutti a casa per andare al voto, neppure alla sua fedelissima Maria Elena. La riconferma scatena l'opposizione.
«La Boschi promossa per guardare a vista Gentiloni» commenta l'azzurro Toti. Il M5S pubblica il video in cui la Boschi si impegnava a «lasciare la politica» se la sua riforma non fosse passata, e con la grillina Taverna oltrepassa il trash: «È la ciliegina sulla torta di letame».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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