La moda riparte dopo il buio. E Dior trova la luce a Lecce

La maison sceglie di sfilare nella solenne e magica piazza Duomo: il primo gesto di una terra che si rialza

La moda riparte dopo il buio. E Dior trova la luce a Lecce

La luce è vita. La luce è speranza. D'accordo, le frasi di repertorio bastano e avanzano per spiegare l'importanza di una candela, di un faro, di una lampadina, di un riflettore. Ma c'è un'altra luce che stimola il sogno, diventa quasi incantesimo, ti spinge nel mondo delle favole. Il Salento, e gran parte del Sud italiano, si illumina di immenso (con il permesso di Giuseppe Ungaretti) con le luminarie, arte scenografica di tradizione ottocentesca. Allora, in assenza di elettricità, per accendere lampioni e lampade, nelle dimore o lungo vie e strade, si ricorreva all'olio lampante.

Il Salento era coperto dagli ulivi prima che la maledetta xylella non lo violentasse uccidendo ventiquattro milioni di alberi, togliendo il mistero e insieme la riservatezza a case e poderi e masserie, ormai scoperte, smascherate, denudate. Privato di quella eleganza naturale, al posto delle chiome, vedi fusti spogli e rami come braccia strazianti che chiedono aiuto, derubato di quella fonte di reddito, di commercio e di sopravvivenza, il Salento mantiene fermamente la propria tradizione luminaria e lo fa con l'impegno di numerose famiglie artigiane sparse nel territorio. I fratelli Parisi, Torquato e Rocco, hanno preso il volo oltre questa terra, dimostrando la loro genialità in ogni parte del mondo, dalle Americhe all'est europeo, ovviamente tenendosi stretta l'Italia tutta, Venezia, Firenze e Roma, là dove l'arte è già presente, meravigliosa e illuminata, negli edifici, nelle opere pittoriche e scultoree.

Ma la luce, disegnata, creata, reinventata dall'uomo, aggiunge fantasia all'oggetto artistico. I Parisi scendono in campo, il 22 luglio, per l'evento Dior che ha scelto Lecce, la solenne e magica piazza del Duomo, per ritrovare, appunto, la luce dopo il buio del virus. Nessuno pensi che Torquato e Rocco lavorino in un atelier raffinato, tra fragranze orientali e sinuose indossatrici. Ma mi facciano il piacere, trucioli e lampadine bruciate, trapani e prolunghe elettriche, seghetti, martelli, pinze, un casino organizzato, nel quale Helen Mirren, Oscar per The Queen e titolare di una splendida masseria a Tiggiano, si è presentata per ordinare alcune lampade con stoppino «antico». Il laboratorio dei Parisi è un cantiere a piano terra, nel sito di Taurisano, dove il protagonista assoluto è Ciro, nome giusto da re, per un miniquadrupede, cane, tipo corgi di Sua Maestà Elisabetta, incrocio, questo, di razze varie ma di classe esclusiva. Infatti Ciro sa giocare a pallone, azzanna la sfera, la porta in giro, la deposita, chiede il passaggio, va in gol, quindi si dedica alla musica, suona la chitarra (ma davvero), si esibisce al pianoforte con una e due mani, no zampe, insomma è un essere importante nel presepe dei Parisi che vanno avanti, stando alle pubblicazioni e all'araldica, dal 1876, quando Sabatino si occupò degli addobbi per la festa dello Statuto di Taurisano. In cambio di lire 3 provvide ad adornare vicoli e viali, con lampade riempite di acqua, olio lampante e con uno stoppino naturale, ricavato da una pianta. Vennero poi Salvatore, Torquato, Sabino e poi i contemporanei, Torquato e Rocco che continuano l'albero genealogico con Sabino, Emanuel, Andrea e Francesco.

Raccontano che a metà dell'Ottocento, Sabatino e la sua squadra si destassero all'alba, partendo poi con il calesse e, dopo aver faticato tutto il giorno, si coricassero, per dormire, sotto la cupola, detta anche cassa armonica. Trattasi di quel palco rotondo, tipico nelle sagre di paese, sui quali o si raduna e suona la banda o si danza, il famoso ballo al palchetto. Sopra, sotto, attorno, le luci, mille e più di mille, non più olio lampante, non più acetilene, nemmeno lampadine elettriche ma led, chiari e/o caldi, arzigogoli, fantasie e stravaganze di colori. Fotografie e album riportano la scenografia all'uscita della metropolitana newyorkese Washington, un'idea venuta al sindaco yankee, stufo della mestizia e del buio di allestimenti da cineseria.

In Europa i Parisi hanno portato la luce del Salento alla inaugurazione della stagione lirica, con la Cavalleria Rusticana, nel teatro di Sofia in Bulgaria; in Olanda, per la festa dei bambini a Utrecht; in Spagna, al festival mediterraneo di Barcellona; in Svizzera, al museo internazionale di Zurigo; in Germania, al museo di Francoforte per l'High Line Art Dinner; in Italia a Venezia per i 150 anni di Gandhi a palazzo Franchetti, «my life is my message» ricorda l'insegna di luce creativa; a Roma al museo della civiltà, dell'arte e della tradizione popolare, con Visioni del Sud. Si lavora di falegnameria, tra disegni artistici e fantasie dettate dal sole, dal mare e dallo «ientu» salentino. Si accendono le luci per Dior, mentre Ciro strimpella va di chitarra. E, poi, passa al pianoforte.

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