La modernità? Velluto verde e gilet di nylon

Materiali innovativi per Emporio Armani, Diesel si ispira ai ciclisti

Lucia SerlengaSe questa è modernità mi faccio cinese pensano i critici guardando, a volte, la discutibile moda maschile per il prossimo inverno. «Io non mi sono fatto prendere dall'angoscia della novità a tutti i costi, non ci sono riferimenti al passato, la mia è una modernità plausibile» ribatte Giorgio Armani subito dopo aver fatto sfilare una collezione Emporio perfettamente bilanciata fra ricerca imprescindibile e aggiornamenti accettabili. «L'operazione pulizia è la più difficile che si possa fare quando parliamo di moda maschile» aggiunge re Giorgio sciorinando la bellezza di un fatturato che nel 2015 ha toccato i 2 miliardi e 635 milioni di euro pari al 3,7% in più rispetto all'anno precedente. E con questa tranquillità guarda al futuro conciliando le ragioni della funzionalità con i crismi dell'aplomb. Una lunga declinazione di grigi ritma tutta la prima parte della sfilata iniziata con un commovente omaggio a David Bowie che canta Life on Mars? mettendo tutti ko. Ma the show must gon on e quindi Armani offre subito un'ottima lezione su quel che oggi viene chiamato techno tailoring: tagli laser, accoppiature di materiali come denim e pelle, termo nastrature per rifinire gli interni delle giacche e poi applicazioni di pelle che ricordano i galloni militari. Queste e mille altre innovazioni si scorgono persino su abiti e bomber in tweed o sui completi check: le geometrie sono variabili, un nastro adesivo traccia un quadrato come segno grafico su giacche e paltò, due bande segnano la verticalità dei pantaloni a carota. E per finire non c'è che il velluto per una sera dai colori affascinanti come il verde foresta. Un segno forte anche quello impresso da Andreas Melbostad sulla bella collezione Diesel Black Gold ispirata ai corrieri urbani che in bicicletta adottano per necessità le idee più funzionali: biker jackets, bomber, field jacket e parka ma soprattutto un lungo gilet di nylon da portare sulle giacche, diventano elegantissimi e al tempo stesso intrisi di dettagli, rinforzi e funzioni come del resto i pantaloni da ciclismo. Inutile dire che i jeans sono uno più bello dell'altro e che persino le camicie danno l'idea del movimento con zip e strap. Tutt'altra musica quella di Gaia Trussardi che ha scelto quattro sale della Pinacoteca di Brera, per collegare la moda con la cultura. La designer ha infatti organizzato una serie di audizioni con un gruppo di giovani musicisti di strada, i buskers, e ne ha scelti diciassette. A loro ha chiesto di rieditare brani rock a tema spirituale - non dimentichiamo che tra i tanti capolavori c'è il Cristo morto del Mantegna - e suonarli con i propri strumenti dal vivo. Così la collezione Trussardi approda sui musicisti traghettando l'eccentricità rock-brit di John Lennon, di Jimmy Page, di Paul Weller e di Pete Townshend nel sartoriale italiano che fonde tartan e fantasie maschili con velluti a coste e a effetto tweed o Principe di Galles, il marrone caldo, il grigio elefante e tantissimo blu. Di equilibrio tra stile e praticità si parla da Canali.

«Come in architettura ogni dettaglio evidente oppure nascosto, è stato perfettamente studiato» spiega il designer Andrea Pompilio ponendo l'accento sulle nuove camicie con i colletti a contrasto, sui passanti dei pantaloni che incorporano la cintura lasciando che le fibbie si trasferiscano come décor sulle scarpe, sui bellissimi completi con un solo bottone a vista e sui piccoli azzardi tipo le sciarpe ultra sottili annodate come cravatte.

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