
A 24 anni dall'omicidio di Serena Mollicone ci sarà un nuovo processo. La Cassazione non ha scritto la parola fine sul delitto di Arce, il mistero senza fine della 18enne uccisa nel 2001 nel paese in provincia di Frosinone e trovata due giorni dopo in un boschetto con mani e piedi legati. I giudici della Suprema Corte hanno annullato l'assoluzione in secondo grado dell'ex comandante della caserma di Arce, Franco Mottola, della moglie Anna Maria e del figlio Marco, accusati di concorso nell'omicidio della ragazza, disponendo un nuovo processo d'appello. Era stato il procuratore generale della Corte di Cassazione a chiedere di annullare con rinvio la sentenza impugnata, sostenendo il ricorso della parte civile e demolendo di fatto la pronuncia dei giudici di secondo grado della capitale che nel luglio del 2024 hanno fatto cadere, così come in primo grado a Cassino, le accuse per tutti gli imputati. Diverse le carenze e le violazioni di legge riscontrate nella sentenza, a partire dalle motivazioni: perché se da una parte è vero che non ci sono prove sufficienti per condannare gli imputati, è anche vero che i giudici di appello non hanno adeguatamente motivato le assoluzioni. Non sarebbe stata motivata neppure la presenza di Serena la mattina del delitto nella caserma di Arce, dove secondo l'accusa la studentessa sarebbe stata aggredita ed uccisa. Anche se in questi 24 anni - tra depistaggi, menzogne, archiviazioni e colpi di scena - non si è mai capito cosa è successo a Serena dopo la sua scomparsa da casa, prima di essere ritrovata morta due giorni dopo abbandonata tra un mucchio di rifiuti.
La decisione dei giudici è arrivata dopo due ore e mezza di camera di consiglio. La vicenda giudiziaria, dunque, non si chiude. Gli imputati dovranno tornare nelle aule di piazzale Clodio, a Roma, dove si celebrerà un nuovo processo. Una buona notizia per Consuelo Mollicone, la sorella di Serena, che dopo la morte del padre non ha mai smesso di lottare, sempre presente a tutte le udienze dei processi: «Il mio pensiero va a mia sorella, che non rivedrò più nella mia vita, così come mio padre. Noi confidiamo nella giustizia che attendiamo da 24 anni. Da oggi abbiamo speranza». Una batosta invece per la famiglia Mottola, che sperava di uscire di scena. Padre e figlio lasciano il Palazzaccio senza parlare. «Sto bene», si limita a dire l'ex comandante della stazione dei carabinieri. I legali aspettano invece di leggere le motivazioni.
La sentenza di secondo grado aveva ribadito l'inesistenza di elementi a loro carico.
Non c'è la prova che Serena, il giorno del delitto, sia entrata nella caserma e lì sia stata ammazzata al culmine di una lite con Marco. Spetta ora ai nuovi giudici riprendere in mano le carte per cercare di fare luce su una vicenda che dopo tanto tempo è ancora un giallo.
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