Il mondo di Strasburgo: Hamas non è terrorismo e la Palestina è uno Stato

Parlamento europeo choc: toglie l'organizzazione dalla lista nera per motivi «procedurali» e vota sì alla nuova nazione (con applausi)

Bell'idea davvero, mentre piangiamo la tragedia di Peshawar in Pakistan e ci fa tremare l'attacco di Sydney; mentre i Talebani, Isis, Boko Haram, Hezbollah, Hamas stessa sono attivi in tutto il mondo; bell'idea quella della Corte generale dell'Unione europea che per «motivi procedurali» ha tolto Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche donando una giornata trionfale alla isterica nevrosi antisraeliana dell'Europa.

«Questo è un esempio dell'ipocrisia dell'Europa che sembra non ricordarsi di che cosa ha fatto a sei milioni di ebrei» ha commentato duro Benjamin Netanyahu. L'Ue, è vero, prende senza sosta di mira Israele, anche quando farlo è irrazionale e autolesionista. Ieri il Parlamento europeo ha anche votato il riconoscimento dello Stato Palestinese. In questi anni si sono visti boicottaggio, «labeling», feroce condanna dell'esercito di Israele, entusiasmo per lo stato palestinese, non importa se democratico o autoritario e violento, il voto di tanti parlamenti per la Palestina: Irlanda, Inghilterra, Spagna... E ieri, l'epopea collettiva: il Parlamento europeo ha votato per il riconoscimento «in linea di principio» dello Stato Palestinese, con applausi. L'Ue ha però abbandonato il riconoscimento immediato, aggiungendo una frase su come «andrà per mano con l'avanzamento dei colloqui di pace».

Intanto, in Svizzera, i 126 stati firmatari della Quarta Convenzione di Ginevra hanno biasimato Israele per violazione dei diritti umani a Gaza. Un classico. Ma più sconfortante è la decisione della Corte europea di rivedere la scelta del 2003 di inserire Hamas nella lista nera, compiuta dopo le Twin Towers e gli attacchi terroristi della Seconda Intifada.

La Corte insiste che la sua è una scelta solo procedurale: Hamas ha impugnato la decisione sulla scorta di un'azione simile delle Tigri Tamil dello Sri Lanka, e la Corte, come per loro, ha stabilito che le accuse non sono sostenute da prove processuali, ma solo da notizie politiche e di stampa. La Corte spiega, in modo un po' ridicolo perché purtroppo tutti abbiamo visto il sangue versato da Hamas, che se nei prossimi tre mesi le prove verranno presentate, essa verrà reinserita nella lista.

Ma per ora Hamas festeggia. I 28 giudici della Corte europea sono stati ligi, ma ciò può indurre procedure legalistiche pericolose. Ma per quanto scivolosa sia la definizione di terrorista, Hamas è parte della Fratellanza Musulmana, i suoi principi sono paragonabili a quelli dell'Isis. Per prendere il potere a Gaza nel 2007 ha precipitato dai tetti i suoi nemici di Fatah; quando Osama Bin Laden fu ucciso, Ismail Hanyie ha condannato gli Usa; l'Egitto ha denunciato il legame fra Hamas e gruppi affiliati a Al Qaeda; gode del finanziamento dell'Iran e di Assad in Siria, del Qatar. La Carta del 1988 predica il califfato mondiale e il genocidio: lo sceicco Younis Al Astal, del consiglio legislativo di Gaza, spiega che «il Corano insegna a massacrare gli ebrei».

E Hamas ci si impegna: il 39,9 per cento degli attacchi suicidi che hanno fatto circa 2000 morti nei bar, sugli autobus, nei supermarket sono di Hamas; gli attacchi riusciti e falliti dal 2001 al 2014, 18928. Fra gli attacchi più famosi quello di Natania che uccise 30 anziani, e quello della pizzeria Sbarro a Gerusalemme, con 15 morti, molti bambini.

La pioggia di missili sui civili è un'altra specialità. Hamas ha tentato di colpire anche gli impianti chimici di Haifa e di compiere stragi di massa. La sua politica mira a colpire anche i cristiani, che perseguita sul suo territorio.

Hamas impone la shaaria, indottrina i suoi bambini all'odio, quest'anno ha diplomato quindicimila ragazzi nei campi paramilitari, il doppio dell'anno scorso: «Questa generazione» ha detto Ismail Haniyeh

«non conosce la paura, è la generazione dei missili, dei tunnel, delle operazioni suicide». Noi europei gli abbiamo procurato una strada che si svilupperà prossimamente in tutte le istituzioni: quella dell'Intifada legale.

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