Il risultato? Fedez è stato (si è) proclamato nuovo leader della sinistra dura e pura. La Rai ha fatto una delle sue molte figuracce. I lavoratori (e i sindacati) sono spariti dal dibattito nel giorno che avrebbe dovuto riservare loro il momento di massima attenzione. L'Italia si è lacerata, al suo solito, tra due visioni contrapposte dei diritti civili. Insomma, se vogliamo vedere il lato positivo, forse stiamo tornando alla normalità di questo paese le cui fiamme erano sopite da un anno sotto il Covid.
Comunque, per rendersi conto del delirio scatenato sabato sera da Fedez, basta vedere il numero di visualizzazioni del video del suo intervento sul palco del Concertone in onda su Raitre: più di 12 milioni, a ieri sera. Il rapper, come noto, si è scatenato contro la Lega (citando terribili frasi sui gay pronunciate da alcuni esponenti del Carroccio) in difesa della legge Zan sull'omotransfobia e nel contempo ha accusato la Rai di aver tentato di censurarlo. «È la prima volta - ha detto in un monologo dopo aver cantato - che mi viene chiesto di visionare un mio testo», facendo nome e cognome della vice direttrice di Raitre, Ilaria Capitani, che avrebbe cercato di censurarlo. Insomma, in pochi minuti, mentre il Concertone andava avanti tra l'indifferenza generale, ha scatenato due pandemoni: uno sulla legge Zan e l'altro in Rai. Per la prima questione ha ottenuto l'appoggio unanime dell'arco sinistra-5 Stelle, da Enrico Letta passando per Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, a Fratoianni della Sinistra Italiana, all'Arcigay, a molti personaggi della cultura e dello spettacoli. Hanno, invece, protestato il leader leghista Salvini (stemperando poi ieri i toni), Fratelli d'Italia, il senatore Pillon, principale oppositore della Legge Zan e le associazioni Pro Vita.
Sul fronte Rai la situazione si è fatta spinonissima. L'azienda pubblica nega ci sia stata una censura o un tentativo di censura, ma il rapper in risposta posta sui social la registrazione della telefonata avvenuta poche ore prima del concerto in cui si sentono distintamente due persone (Massimo Bonelli della iCompany che produce la manifestazione del Primo Maggio e il capo-autore Massimo Cinque) che cercano di convincerlo a edulcorare il testo, a non fare certi nomi e a capire che c'è un «sistema» di cui bisogna tener conto. E si sente la voce della vice direttrice che specifica che non si tratta di «censura» ma dice «io ritengo inopportuno il contesto». Alla fine della telefonata Fedez chiede urlando: allora, c'è una censura o no, posso dire queste cose o no? Non ottiene risposta E qui casca ogni giustificazione da parte della Tv di Stato. Anche se, va detto, più tardi, sul palco il cantante ha detto tutto quello che voleva.
Alla fine, dopo un batti e ribatti (con Rai che accusava Fedez di aver fatto dei tagli alla registrazione), è intervenuto ieri pomeriggio l'Ad Rai Fabrizio Salini facendo anche le scuse: «Rai3 ha spiegato di non aver mai censurato Fedez né altri artisti né di aver chiesto testi per una censura di qualsiasi tipo. Questo deve essere chiaro, senza equivoci e non accettiamo strumentalizzazioni che possano ledere la dignità aziendale e dei suoi dipendenti. Di certo in Rai non esiste e non deve esistere nessun sistema e se qualcuno, parlando in modo non appropriato per conto e a nome della Rai, ha usato questa parola mi scuso. Su questo assicuro che sarà fatta luce con gli organizzatori del Concerto, che la Rai acquista e manda in onda, per capire come sia stato possibile soltanto ipotizzare un'aberrazione del genere e se esistano delle responsabilità aziendali». A smentire prontamente il proprio ad sull'esistenza di un sistema è il sindacato interno Rai: «Vedere i partiti che si accapigliano sulla vicenda Fedez è il trionfo dell'ipocrisia. Perché noi un sistema in Rai lo denunciamo da anni: ed è esattamente quello della partitocrazia, che - a partiti alterni - occupa il servizio pubblico. Come del resto accadrà ancora una volta nelle prossime settimane con il rinnovo del cda». Rinnovo su cui questa vicenda di Fedez avrà certamente un'influenza, visto come tutti i partiti ieri hanno invocato la riforma Rai, quella da sempre agognata (che la renda indipendente dalla politica) e che mai arriverà.
Chiosa Salvini, che si è detto pronto a un confronto tv con Fedez: è tutta una polemica interna alla sinistra. Tradotto: i partiti che contestano i vertici Rai per questa vicenda sono gli stessi che li hanno nominati: Pd e 5 Stelle. E che nelle prossime settimane si contenderanno le caselle più importanti dell'azienda.
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