«Il suo monopolio è illegale». È l'accusa che il Dipartimento di Giustizia americano avanza contro il colosso del web in quello che diventerà il più grande procedimento giudiziario intentato dall'amministrazione Usa nei confronti di un gigante tecnologico negli ultimi decenni. E Washington ha fatto sapere di avere aperto inchieste anche su altri giganti del mondo digitale.
Il procedimento è stato depositato ieri, dopo che sia i Repubblicani e i Democratici chiedevano di limitare lo strapotere delle aziende dominatrici del web. E sono 11 gli Stati americani che si sono uniti al dipartimento di Giustizia nel denunciare Google per una serie di violazioni alle leggi federali anti-monopolio. Si tratta, in particolare, di Arkansas, Florida, Georgia, Indiana, Kentucky, Luisiana, Mississippi, Missouri, Montana, Carolina del Sud e Texas, tutti Stati governati da una maggioranza repubblicana. Il gigante del web viene accusato di aver monopolizzato illegalmente il mercato dei motori di ricerca online e delle relative inserzioni pubblicitarie.
Quello del Dipartimento di Giustizia potrebbe tuttavia essere solo il primo passo di una lunga e complessa battaglia giudiziaria. In particolare, il dipartimento di Giustizia Usa accusa Google di aver mantenuto la propria posizione dominante nel mercato attraverso una serie di accordi illegali volti a danneggiare eventuali concorrenti. Il colosso di Mountain View, secondo l'amministrazione Trump, avrebbe usato miliardi di dollari guadagnati attraverso le pubblicità sulla propria piattaforma per spingere produttori di smartphone e browser, come Safari della Apple, a privilegiare Google come motore di ricerca di default.
Questo avrebbe impedito ad altre aziende di farsi largo nello stesso mercato. La denuncia prende anche di mira gli accordi che rendono l'applicazione Google disponibile di default e ineliminabile sugli smartphone Android.
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