Arrivano "telefonate in tedesco". La Germania ci dice cosa fare

Merkel e von der Leyen hanno intenzione di "piegare" l'Italia con le buone maniere. Ecco che cosa sta succedendo

Arrivano "telefonate in tedesco". La Germania ci dice cosa fare

Tutti i riflettori dell'Europa sono puntati sull'Italia, il cui governo, guidato da Giuseppe Conte, ha iniziato pericolosamente a traballare all'indomani della fumata bianca europea per la riforma del Mes.

In cuor suo Bruxelles aveva tirato un sospiro di sollievo. Non pensava affatto che nell'esecutivo giallorosso, rappresentato all'ultimo Eurogruppo dal ministro dell'Economia italiano, Roberto Gualtieri, si venissero a creare crepe così grandi da minacciare la posizione di Conte. E invece, prima il via libera alla riforma del Fondo salva-Stati, poi la votazione, il prossimo 9 dicembre, sullo stesso tema in Parlamento - dove i numeri sembrerebbero condannare il premier - potrebbero realmente scatenare una crisi istituzionale.

Il nodo italiano sul Mes potrebbe creare un vero e proprio effetto a valanga con ricadute sul resto dell'Europa. Questo è quello che pensano sia Angela Merkel, sia Ursula von Der Leyen. Soprattutto la presidente della Commissione europea vorrebbe chiudere, entro la fine dell'anno, il dossier Recovery Fund. Anche a costo di estromettere Polonia e Ungheria, passando da un accordo a 27 Paesi membri a uno a 25.

I timori di Merkel e von der Leyen

L'inghippo dell'Italia sul Mes potrebbe far implodere il governo di Conte, e quindi mandare a monte il patto a 25 sul Recovery Fund. Questo è il timore di von der Leyen e Merkel. Che, secondo quanto riferito dal quotidiano La Stampa, si sarebbero fatte vive sia con Conte che con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Riecco dunque le "telefonate in tedesco", una sorta di revival di quelle stesse telefonate che anche l'allora premier italiano, Mario Monti, incaricato di salvare l'Italia a un passo dalla bancarotta, riceveva dalla cancelliera Merkel (e non solo).

Facile immaginare il contenuto: fare in modo che l'Italia non arretri di un passo sulle decisioni prese in sede europea. Anche perché, per l'Europa, un "sì" vale come un "sì". Impensabile che Roma possa far saltare il tavolo a causa di dissidi interni. La maggioranza giallorossa deve fare il proprio dovere. O meglio: deve rispettare i patti.

Detto altrimenti, Bruxelles ha intenzione di "piegare" l'Italia con le buone maniere lavorando sui suoi fianchi. Spera, chiamata dopo chiamata, che la tenuta del governo italiano possa reggere almeno fino alla partita decisiva sul Recovery Fund. E spera, affinché ciò possa verificarsi, di attivare le giuste leve.

Nei giorni scorsi le indiscrezioni provenienti dai palazzi del potere raccontavano di un Mattarella risoluto: se il Parlamento non approverà la riforma del Mes così come messa sul tavolo dall'Europa - cosa diversa il Mes sanitario - maggioranza e governo possono, o meglio devono, andare a casa.

I giorni passano ma l'approvazione della suddetta riforma non è certo scontata. Per ulteriori informazioni basta chiedere al nutrito gruppo di parlamentari grillini, intenzionati a non cedere di un passo nella loro battaglia.

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