Morì per il fumo "Non ha diritto al risarcimento"

Morì per il fumo "Non ha diritto al risarcimento"

Si fuma (e si muore) a proprio rischio e pericolo. E nessun risarcimento è dovuto alla vittima o alla sua famiglia. Tradotto: il fumatore incallito ammalatosi e poi morto di cancro ai polmoni non ha diritto ad alcun risarcimento da parte della multinazionale del tabacco e dei Monopoli dello Stato. La Cassazione ha respinto così il ricorso e tolto ai familiari dell'uomo, deceduto prima che la causa di concludesse, la speranza di ribaltare la decisione dei giudici di merito che avevano bocciato la richiesta ritenendo il vizio del fumo «un atto di volizione libero». La terza sezione civile della Suprema Corte (sentenza n.

11272) ha anche condannato la vedova e i figli, di cui uno minorenne, a pagare le spese legali, circa 20mila euro.

L'uomo fin da giovane aveva fumato due pacchetti di sigarette al giorno e aveva cominciato a prendere realmente coscienza della pericolosità del fumo solo quando si erano manifestati i primi sintomi della malattia.

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