Il Morandi di Catanzaro e gli sciacalli del ponte: "Usate materiali di m..."

Intercettazioni choc: "Porcherie per risparmiare. Può venire giù". Viadotto sequestrato, 6 arresti

Il Morandi di Catanzaro e gli sciacalli del ponte: "Usate materiali di m..."

«Abbiamo spicconato...qui viene giù tutto...la malta è porcheria per risparmiare...».

A volte può valere più una manciata di intercettazione che migliaia di pagine di trattati sociologici. A fronte di quanto emerge dalle telefonate fra i colletti bianchi incaricati di sovrintendere alla manutenzione del «ponte Morandi» di Catanzaro, le chiacchiere dei politici stanno a zero.

Lo scenario è quello consueto in troppe zone del Paese: da una parte la demagogia del Palazzo fatta di ipocrisia e sterili buoni propositi, dall'altra la dura realtà che fotografa la saldatura tra i clan mafiosi calabresi e i propri uomini piazzati nei luoghi strategici del «potere» nelle sue varie declinazioni. Dai responsabili tecnici alle imprese controllate dalle 'ndrangheta, fin nei cantieri; coinvolto perfino un ispettore della Gdf che informava gli indagati sullo stato delle indagini: a incastrarlo sono stati i suoi stessi colleghi che hanno eseguito i provvedimenti disposti dal gip e coordinati dalla Dda.

Al centro dell'inchiesta, forniture di materiali scadenti a basso costo e funzionali solo all'arricchimento delle ditte controllate dal «cartello» delle famiglie malavitose calabresi.

Ieri l'ennesima riprova che una parte della regione tenta di sfuggire al controllo di legalità dello Stato. La Procura di Catanzaro ha infatti disposto l'esecuzione di sei misure cautelari nei confronti di due imprenditori, un geometra, un ingegnere, un capocantiere e un ispettore delle Fiamme gialle, tutti accusati di «trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, corruzione in atti giudiziari, associazione per delinquere, frode nelle pubbliche forniture». Con l'aggravante di aver «agevolato associazioni di tipo mafioso in relazione fra l'altro, per i lavori di manutenzione straordinaria del ponte Morandi di Catanzaro (che in realtà si chiama «viadotto Bisantis», costruito nel 1962 con le stesse tecniche di quello di Genova ndr) e della «galleria Sansinato» sulla SS280 dei Due Mari»: entrambi questi tratti stradali sono stati sequestrato (ma con facoltà d'uso) allo scopo di svolgere accertamenti di natura tecnica. Immediata l'interdizione dall'esercizio della professione (6 mesi) per un ingegnere dell'Anas e di 9 mesi a un geometra, inoltre sequestro preventivo di tre società di costruzione e di oltre 200mila euro quale profitto dei reati contestati. Inquietanti le intercettazioni. «Secondo lui dice non va bene. Perché noi al Morandi con questo materiale l'abbiamo fatto... e casca tutto», sono le parole del capo cantiere agli atti dell'ordinanza dell'«operazione Brooklyn». Dalle conversazioni registrate emerge dunque l'impiego nelle lavorazioni di «un tipo di malta di qualità scadente e più economico di quello inizialmente utilizzato». Emblematiche le battute captate dalla Fiamme gialle tra il direttore tecnico e il rappresentante della ditta fornitrice.

(Direttore tecnico): «A me serve un carico urgente, altrimenti devo vedere... devo mettere quella porcheria qui sui muri eh..., che c'hanno stoccato per Catanzaro... però vorrei evitare ste simbrascugli...»; (rappresentante ditta fornitrice): «Eh... fai una figura di merda... perché quel prodotto non funziona»; (direttore tecnico): «La malta è una porcheria... Per risparmiare...».

L'Anas, come già accaduto in drammatiche vicende del passato, assicura la «piena disponibilità a collaborare con le autorità inquirenti». Più che una «disponibilità», un obbligo di legge.

Sempre l'Anas in una nota conferma «la sicurezza statica delle opere che per questo restano aperte al traffico».

Circostanza quest'ultima di cui però - alla luce di quanto emerso dalle indagini - non si sa bene se compiacersi o rammaricarsi.

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