Morire di dolore? È possibile. Ecco come dialogano cuore e cervello

I contraccolpi emotivi possono essere letali, come accaduto a Carmine Gallo e come dimostra la ricerca

Morire di dolore? È possibile. Ecco come dialogano cuore e cervello

Ogni giorno la scienza trova conferme della sua sapienza negli accidenti che accadono a noi umani, anche quelli inaspettati e incomprensibili, quando gli episodi patologici sembrano impossibili da collegare a fatti oggettivi.

La settimana scorsa Carmine Gallo, il super poliziotto di 65 anni, per anni al servizio dello Stato, e poi amministratore delegato dell'Agenzia Investigativa Equalize, agli arresti domiciliari con l'accusa di essere al vertice di un'organizzazione criminale che realizzava dossieraggi illegali, è stato trovato esanime nel letto dalla moglie, morto a causa di un infarto fulminante riscontrato all'autopsia. Una patologia letale mai sospettata che non aveva dato sintomi di sorta, soprattutto perché la vittima un mese prima aveva eseguito un check-up completo che escludeva qualunque problema cardiovascolare.

Proprio in questi giorni è stata pubblicata sulla rivista Nature Reviews Cardiology, tra le più autorevoli al mondo del settore, un'importante ricerca che per la prima volta conferma la connessione diretta e continua tra il sistema cardiovascolare e quello cerebrale, dimostrando, con dati scientifici, come l'interazione tra «cuore e cervello» sia ininterrotta giorno e notte, come i due organi vitali principali non smettano mai di dialogare tra loro e si condizionino a vicenda, scambiandosi informazioni ed emozioni, influenzandosi reciprocamente addirittura a livello molecolare, neuronale e funzionale. Lo studio ha dimostrato che in realtà è il cuore a modulare principalmente l'attività cerebrale, ed è quindi il cuore, prima del cervello, ad essere responsabile della percezione delle emozioni, a subirne la portata, con cognizione e coscienza, e a manifestare, nei casi avversi, i suoi sintomi di sofferenza e d'allarme come tachicardia, aritmia e coronaropatia, anche senza evidenza di una patologia elettrica o funzionale di base.

Lo studio, firmato da un team di bioingegneri dell'Università di Pisa, ha inoltre identificato i meccanismi cellulari, molecolari ed ormonali attraverso cui fattori personali negativi, sofferenze fisiche e psicologiche, disturbi dell'umore, depressione, ansia e rabbia repressa, possano interagire con i leucociti, le piastrine e le altre cellule vascolari, promuovendo la formazione di trombi o destabilizzando una placca aterosclerotica preesistente, provocando, anche rapidamente nel paziente, l'infarto del miocardio o l'ictus cerebrale improvviso e devastante che lo conduce spesso a morte. Per la prima volta, la scoperta dell'asse «cuore-cervello» fino a decenni fa teorizzata scientificamente solo con un modello matematico, oggi è stata svelata a livello molecolare, ovvero individuando quei neuroni cardiaci che controllano le emozioni e condizionano il metabolismo di concerto con l'asse neuronale, dimostrando in tal modo come le malattie cardiologiche e quelle neurologiche siano spesso associate, insorgano, si sviluppino ed interagiscano reciprocamente.

Quando nella nostra vita si verificano eventi improvvisi, inaspettati e negativi, il cervello interviene, con la sua raffinata capacità di adattamento, innescando un meccanismo di regolazione, al fine di preparare l'organismo ad affrontare al meglio le sfide attese (allostasi), anticipando le richieste e coordinando le risposte attivando circuiti neurali complessi, cercando di armonizzare le funzioni psichiche, quali ricordare, decidere, emozionare, attenzionare, ecc, a quelle cardiache, poiché nessuno degli stati cerebrali risultano svincolati dal controllo e dalla attività del muscolo cardiaco, in una reciproca comunicazione su cui si costruisce l'interazione fra psiche, cuore e cervello.

Già da molti anni gli studi di psico fisiologia e di neuroimaging, avevano dimostrato che gli stati emotivi, le situazioni di stress psicologico, le ruminazioni e le attività cognitive complesse si accompagnano a importanti modifiche della funzione cardiaca mediate dal sistema neuro vegetativo, ma oggi si è iniziato a far luce sulla responsabilità molecolare correlata a tali effetti, sulla sua capacità di innescare patologie improvvise e letali, e su come i contraccolpi emotivi sul sistema cardiovascolare siano in grado di innescare attività riflesse di controllo viscerale, modificando di fatto, e anche rapidamente, le traiettorie di salute in corso.

«È morto per il dolore, non ha retto alla tensione, gli si è spezzato il cuore» sono alcune delle frasi che vengono comunemente espresse in casi di morte improvvisa a seguito di eventi dolorosi e insopportabili, e venendo a conoscenza dei recenti fatti di cronaca, non stupisce più nessuno, nemmeno i medici, come le anomalie della reattività cardiovascolare allo stress siano ormai associate a un aumento del rischio di insorgenza di patologie cardiache e neurologiche. Ma oggi è stato dimostrato e confermato scientificamente come le modifiche della funzione cardiaca, mediate dal sistema neurologico, possano alterare i processi sensoriali, sviluppare una grave patologia inaspettata, e condurre a morte improvvisa anche un paziente apparentemente in buona salute.

Proprio com'è accaduto al super poliziotto Carmine Gallo, il quale, dopo una carriera ricca di successi investigativi e di forti emozioni, spesso

positive e soddisfacenti, è deceduto improvvisamente allorché si è trovato imputato e agli arresti domiciliari, suscitando sgomento e perplessità, a pochi giorni dal suo interrogatorio previsto presso la Procura di Milano.

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