Luca Morisi non parla, si è trincerato dietro a un comprensibile silenzio dopo che i media di tutta Italia lo hanno massacrato per un fatto non commesso. Ma gli amici più stretti assicurano che è davvero provato da una vicenda che qualcuno ha voluto evidentemente creare a tavolino per colpire prima la Lega che lui. «Ora ho bisogno di tranquillità - avrebbe detto a uno dei pochi leghisti che è riuscito a sentirlo -, aspetto l'archiviazione definitiva». Sarebbe nella sua residenza, circondato dai familiari con cui festeggerà il Natale, lontano da quella cascina in cui si sono consumati fatti privati che tali avrebbero dovuto restare. C'è chi nella Lega lo equipara «a Silvio Berlusconi ai tempi delle frequentazioni femminili, additato per qualcosa che all'opinione pubblica non sarebbe dovuto interessare».
Una vittima, costretta a emarginarsi e a doversi difendere per fatti che non ha commesso. Perché in tribunale è stato dimostrato che quella droga che lo accusavano di aver spacciato non era sua. E che probabilmente chi lo accusava (i due giovani che trascorsero la notte con lui, ndr) lo ha fatto per motivi ben precisi, probabilmente nel tentativo di estorcere più soldi di quanti pattuiti in un primo momento. Il resto sono storie private. «Chi non ha cercato compagnia in momenti di solitudine»?, commenta qualche amico di Morisi ricordando che «c'è chi fa ben di peggio». Ora Luca è fuori da quel sistema di comunicazione che ha creato, lontano dalla «Bestia» che ha decretato il successo mediatico della Lega.
Ma per lui ci sarebbe già un posto di lavoro pronto, non come spin doctor, ma come consigliere della comunicazione di Matteo Salvini. D'altronde, il leader del partito del Carroccio non ha nascosto che sarebbe felice di riaverlo al suo fianco. Mercoledì scorso lo ha detto in diretta alla trasmissione Non è l'arena, rispondendo alle domande di Massimo Giletti: «Se vuole può venire a lavorare con me anche subito, la porta per lui è sempre aperta. È una bravissima persona, massacrata sul nulla per colpire me». Ha quindi proseguito: «Io non amo quelli che abbandonano gli amici o i colleghi nei momenti della difficoltà. Anzi, è nel momento della difficoltà che emergono non i politici, ma le persone. Quando attaccano me io ho le spalle larghe e mi so difendere, quando attaccano qualche mio familiare, collaboratore o amico mi arrabbio».
E ricordando della richiesta di archiviazione da parte della Procura, ha detto: «Siccome è un ottimo professionista oltre che amici, se volesse la mia porta è sempre aperta».
Insomma, il buon Matteo è pronto a riprenderselo, mettendo fine a un'ingiustizia. Peraltro, si dovrà capire da dove siano uscite le notizie sull'indagine in corso su Morisi, ben piazzate da qualcuno su un paio di giornali forse proprio per far scoppiare lo scandalo. Ma a questo e ad altri quesiti le risposte arriveranno sicuramente in un secondo momento, come quella all'appello del leader politico della Lega, che è certo non arriverà prima di gennaio, quando Morisi, che è difeso dall'avvocato Fabio Pinelli, dovrebbe veder archiviata la sua posizione.
«A quel punto - dicono i bene informati - è probabile accetti l'incarico. Per ora vuole solo far passare del tempo. Certe cose ti distruggono». In molti gli dovranno delle scuse. Perché le sentenze portano giustizia, ma per una vita rovinata non c'è risarcimento che basti.
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