Morto 13enne sul monopattino. L'amico indagato per omicidio

Il pm: "Incauto prestarlo al minorenne". Dubbi sul limitatore di velocità: l'ipotesi che fosse disinserito

Morto 13enne sul monopattino. L'amico indagato per omicidio

Una tragedia in cui la magistratura si muove con cautela e con rispetto. Ma anche un caso-scuola, una indagine che potrebbe segnare un precedente nel vuoto quasi totale di norme sulla cosiddetta «mobilità dolce», il mondo dei monopattini elettrici, delle bici assistite, degli hoverboard arrivati a popolare le strade italiane per alleggerire il peso del traffico. E che, in assenza di leggi, producono drammi come quello di lunedì a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, dove il tredicenne Fabio Mosca ha perso la vita finendo al suolo e battendo con violenza la testa dopo avere perso il controllo del monopattino prestato da un amico.

Ora l'amico, che ha diciassette anni e mezzo, è sotto inchiesta per omicidio colposo. A iscrivere il suo nome nel registro degli indagati è stata la Procura dei minorenni di Milano, diretta dal procuratore Ciro Cascone, sul cui tavolo sono arrivati i rapporti della polizia locale sestese. L'incriminazione del ragazzo è stata a quel punto pressocchè automatica. Perché, in attesa dello sviluppo delle indagini, un dato è certo: Fabio non poteva guidare quel veicolo, in quanto una delle poche norme chiare è la legge che fissa a quattordici anni il limite minimo di età per l'utilizzo dei monopattini elettrici. Forse l'amico non lo sapeva, forse ha prestato il mezzo al ragazzino senza pensarci. Ma ora si trova a venire indicato come il responsabile involontario della sua morte.

E non è tutto. Perché il lavoro degli inquirenti sta puntando anche ad accertare se sia stata solo l'inesperienza a far perdere a Fabio il controllo del monopattino, o se le caratteristiche dell'attrezzo abbiano contribuito alla tragedia, rendendo quasi impossibile allo studente governarlo correttamente. Per questo il mezzo è stato posto sotto sequestro ed è stato nominato un perito che ne analizzerà le componenti. Il sospetto è che non fosse inserito il dispositivo che limita a 25 chilometri orari la velocità massima raggiungibile, come impone la legge. «A prima vista - racconta il sindaco di Sesto, Roberto Di Stefano, che subito dopo l'incidente ha varato un obbligo con effetto immediato di utilizzo del casco - si tratta di un monopattino di potenza considerevole». Se il limitatore fosse stato disinserito, a risponderne potrebbe essere chiamato il padre del diciassettenne. L'uomo non era presente al momento dell'incidente, e quindi non è responsabile dell'incauto prestito del mezzo a Fabio, ma il suo ruolo nella gestione del monopattino, acquistato pare recentemente, è anch'esso sotto esame da parte della Procura di Monza.

È una indagine che potrebbe incitare il mondo politico a accelerare i tempi di esame della proposta di legge giacente in

Parlamento, per regolamentare l'uso di monopattini e simili. Nel frattempo si muove anche il governo, che per martedì prossimo ha convocato al ministero dei trasporti le società di sharing per parlare proprio di sicurezza.

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