Morto per difendere una donna rapinata. Fermato un moldavo Zaia: "Più polizia"

Il killer in fuga ha aggredito un'altra ragazza: immobilizzato dai passanti

Morto per difendere una donna rapinata. Fermato un moldavo Zaia: "Più polizia"
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È morto per difendere una donna appena rapinata, ucciso dal ladro che aveva cercato di bloccare e che non ha esitato ad accoltellare lui e l'amico per sottrarsi alla cattura. Giacomo Gobbato, 26 anni, giovane attivista del centro sociale Rivolta di Mestre, era figlio di un imprenditore di Jesolo. Trasportato in ospedale in gravi condizioni è deceduto nella notte, mentre l'altro giovane, Sebastiano B., del '99, rimasto ferito, è stato dimesso ieri mattina. A colpirli un uomo di origini moldave di 40 anni, senza precedenti penali, rintracciato e arrestato non prima di aver tentato un altro colpo, incurante dei due giovani lasciati a terra sanguinanti.

La tragedia è avvenuta venerdì poco dopo le 23 in corso del Popolo, nel centro della terraferma veneziana. I due amici erano in strada quando hanno sentito gridare una donna alla quale era stato appena rubato uno zaino. Non ci hanno pensato un attimo, hanno inseguito il balordo per cercare di bloccarlo. Durante la colluttazione l'uomo ha tirato fuori un coltello e si è scaraventato contro di loro. Giacomo è stato colpito al petto ed è apparso subito in gravissime condizioni. È morto dopo essere stato ricoverato all'ospedale dell'Angelo. Il venticinquenne, raggiunto dalla lama ad una gamba, è stato medicato e dimesso l'indomani mattina. Prima di essere fermato l'aggressore aveva cercato di rapinare un'altra donna, colpendola al viso nel tentativo di portarle via la borsa. Dopo un breve inseguimento i poliziotti lo hanno bloccato e adesso deve rispondere anche di omicidio volontario. Gli investigatori hanno ricostruito l'accaduto ascoltando alcuni testimoni che hanno assistito alla scena e visionando le immagini delle telecamere di sicurezza.

Il fatto ha provocato grande dolore e commozione a Mestre. «Giacomo è morto perché non si è girato dall'altra parte, non ha fatto finta che tutto andasse bene perché era un fratello generoso che quotidianamente lottava contro le ingiustizie, per un mondo più giusto e senza discriminazioni», hanno scritto su Facebook gli attivisti del Rivolta. Ieri pomeriggio il centro sociale ha organizzato un sit in davanti al liceo Guggenheim, il punto esatto dove il ragazzi è stato raccolto dai sanitari quasi già in fin di vita, per ricordarlo: «Era un fratello generoso che quotidianamente lottava contro le ingiustizie, per un mondo più giusto e senza discriminazioni». Per questo hanno chiesto che la vicenda non venga strumentalizzata: «Esigiamo non essere usati da chi semina odio. C'è un colpevole, è una persona singola. Non importa dove sia nato o di che colore abbia la pelle».

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha parlato di fatto «di una gravità inaudita»: «Un episodio del genere - dice - non può lasciare indifferenti. La sicurezza è uno dei cardini della nostra società e non si può lasciare che accadano fatti del genere in una città, Mestre, dove convivono cittadini e migliaia di persone provenienti da tutto il mondo. È necessario che sia posta maggiore attenzione alla sicurezza e che, per quanto possibile, si pensi ad un rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine». Ieri è stata convocata d'urgenza in prefettura una riunione di coordinamento assieme a tutte le forze dell'ordine alla quale ha partecipato anche il sindaco Luigi Brugnaro.

Giacomo era un tatuatore impegnato politicamente nel centro sociale, partecipava regolarmente alle

manifestazioni studentesche ed era appassionato di arte, oltre che di musica: 24 ore dopo l'aggressione si sarebbe dovuto esibire al Veneto Blaze, il raduno annuale di sound e crew reggae, proprio al centro sociale Rivolta.

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