Morto a sua insaputa: gli tolgono la pensione (ma lui è vivo e vegeto)

Le follie del fisco

Morto a sua insaputa: gli tolgono la pensione (ma lui è vivo e vegeto)

Jesi - Muore uno che si chiama come lui. E per l'omonimia gli portano via la pensione, un prestito ed un centinaio di euro in marche da bollo da appiccicare qua e là per certificare il ritorno tra i viventi.

Marco Pastori da Jesi, segretario scolastico in pensione, pensava che a ottant'anni suonati il suo nome sarebbe potuto finire sui giornali al più per la passione di cui è maestro, il bridge, o per i lustri trascorsi in politica, da consigliere comunale.

Invece la sorte gli ha regalato titoli cubitali. Quelli che si devono ad un uomo che muore senza morire.

Un miracolo di santa benedetta Inps, che al buon Pastori ha cancellato ogni diritto con la complicità di un medico confusionario che, al momento del trapasso di un omonimo dell'ottantenne jesino (ma di lui più giovane), ha trasmesso all'istituto previdenziale dati errati. Un codice fiscale al posto dell'altro. L'inizio del calvario.

«Il 2 febbraio racconta l'ex segretario - mi è stata accreditata la rata mensile della pensione, ma l'hanno rivoluta indietro perché percepita illegittimamente, in quanto deceduto. Ora l'addetta Inps, vedendomi coi suoi occhi, ha annullato la richiesta per decesso non avvenuto, ma nel frattempo non percepirò un centesimo. Dovranno rifare il codice fiscale e riattivare tutte le procedure dopo aver accertato che son tornato. Ci vorranno mesi». E poichè le disgrazie non vengono mai da sole, l'istituto bancario che al fu pensionato marchigiano aveva concesso un prestito tramite la cessione del quinto dell'evaporata pensione, ha subito revocato il mutuo, salvo concedere un fido una volta accertato l'equivoco per non creare ulteriori problemi all'incolpevole correntista. Nel frattempo tassato per essere riammesso tra i vivi.

«Sono un fantasma che deve dimostrare di essere resuscitato», mastica amaro Pastori: «Ho appena chiesto un certificato di esistenza in vita. Sono volati via, in marche da bollo, 100 euro».

Un balzello sulla resurrezione: l'inevitabile sacrificio da offrire al Moloch burocratico. Ad esempio Silvana Rivara, tranquilla casalinga di Sorbolo, nel Parmense: due anni fa, dopo un soggiorno a sua insaputa nell'aldilà, è stata richiamata in vita dall'Agenzia delle Entrate. Data per defunta dall'istituto previdenziale, una volta appurato l'errore s'era vista notificare una multa.

La sua colpa? Non aver dichiarato l'importo della pensione percepita nel periodo vissuto (secondo i burocrati) a bordo della zattera di Caronte. Come lei il barese Franco Giuzio, che nella primavera del 2014 s'era accorto d'essere cadavere, e pure da tempo.

Da quando, nel 2008, il Comune ne aveva attestato il trapasso: non avesse patito il blocco della pensione, avrebbe continuato a vagare per la città da fantasma.

Così il bergamasco Mario Moratti, classe 1936. Per l'Inps spirato il 21 gennaio del 2008, giorno in cui in realtà era venuta a mancare la moglie. Roba da morire. Dal ridere...

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica