Mosca all'incasso oltre ogni attesa. Il contro-piano Ue (destinato al flop)

Gli Usa assecondano le richieste del Cremlino. Garanzie e tregua: la proposta di Bruxelles e Kiev arriva tardi. Ed è già "respinta" dai russi

Mosca all'incasso oltre ogni attesa. Il contro-piano Ue (destinato al flop)
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Saranno anche «volonterosi», ma fin qui non appaiono né tempestivi, né affidabili. Per capirlo basta guardare la settimana di ritardo con cui Francia e Gran Bretagna - capofila dei cosiddetti «volonterosi» europei - stanno correndo in soccorso di un'Ucraina messa con le spalle al muro dalle precondizioni di Donald Trump per il negoziato con la Russia. Un soccorso tardivo e inefficace. La quindicina di controproposte con cui Francia, Inghilterra ed altri alleati europei si propongono di soccorrere Zelensky escludono qualsiasi concessione territoriali prima di un cessate il fuoco, chiedono un congelamento delle linee del fronte monitorato da una forza di pace e prevedono garanzie di sicurezza per Kiev simili a quelle offerte dall'articolo 5 della Nato. Insomma esattamente l'opposto della bozza americana basata sull'immediato riconoscimento dell'annessione russa della Crimea, sulla rinuncia dell'Ucraina alla Nato e sul congelamento delle attuali linee del fronte.

Ma le controproposte europee hanno assai poche probabilità di venir prese in considerazione. E appaiono più una testimonianza di buona volontà che non una concreta posizione politico-diplomatica. Le contro-proposte si scontrano infatti con due difficoltà insormontabili. La prima è di arrivare dopo la presentazione di un piano Usa decisamente più favorevole per Vladimir Putin. Un piano a cui il presidente russo ben difficilmente deciderà di rinunciare. La seconda è d'imporre a Donald Trump un dietro front che verrebbe visto come una concessione a dei paesi europei visti come il fumo negli occhi da tutta la sua Amministrazione. E a rendere la vicenda ancor più inestricabile s'aggiunge l'attendismo di Francia e Inghilterra colpevoli di non aver immediatamente respinto le proposte americane. Per capire il pasticcio bisogna partire dal venerdì di Pasqua. Quel giorno il Segretario di Stato Usa Marc Rubio e Steve Witkoff, negoziatore di fiducia di Trump, si presentano al vertice parigino organizzato da Emmanuel Macron a cui partecipano il ministro degli esteri britannico David Lammy, un paio di funzionari del governo tedesco e due ministri ucraini.

Le proposte messe sul tavolo da Rubio e Witkoff appaiono subito estremamente sfavorevoli per Kiev. Il riconoscimento dell'annessione della Crimea, la rinuncia dell'Ucraina alla Nato e il congelamento delle attuali linee del fronte sono infatti tre punti considerati da sempre inaccettabili da gran parte dei paesi europei. Ma a Parigi nessuno fiata. Tanto che la riunione fissata per il martedì successivo a Londra sembra quasi destinata a ratificare la proposta. A far saltare il banco è solo il «no» scandalizzato di Volodymyr Zelensky ben consapevole che l'accettazione di quella bozza equivalga ad un suicidio politico. E così mentre il no del presidente ucraino spinge Rubio e Witkoff a disertare il vertice di Londra i «volonterosi» europei si ritrovano a far i conti con l'imbarazzante sospetto di aver abbandonato al proprio destino Zelensky. Ed ecco allora emergere tra giovedì e ieri la lista delle cosiddette controproposte europee. Ma la foglia di fico agitata dai «volonterosi» europei rischia alla fine di essere un altro regalo a Putin ben felice di rimandare l'eventuale cessate il fuoco e sfruttare l'attuale debolezza militare ucraina per mettere a segno altre conquiste territoriali.

Anche perché su una cosa tutti a Mosca sono pronti a scommettere. Putin non si siederà al tavolo dei negoziati fino a quando non dovrà barattare il controllo di territori russi. Ovvero fino a quando non avrà cacciato dal Kursk l'ultimo soldato ucraino.

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