Mosca lancia l'esca: "Pace senza condizioni". Ma poi indottrina i bambini russi alla guerra

Gli Usa spingono al dialogo, il Cremlino apre. Kiev replica: "Non sia una resa"

Mosca lancia l'esca: "Pace senza condizioni". Ma poi indottrina i bambini russi alla guerra

La domanda è banale quanto complicata nella sua risposta: quanto è attendibile il messaggio di pace che viene veicolato dalla Russia al mondo? Perché le parole che escono dal Cremlino, vanno scandagliate a fondo, valutate nel loro insieme e analizzate. Così, quando da Mosca si dice che «la Russia non pone condizioni preliminari all'apertura di trattative con l'Ucraina tranne che Kiev dimostri buona volontà», può voler dire tutto, ovvero un passo decisivo verso uno spiraglio di pace, come niente, e cioè l'ennesimo manifesto di propaganda vuota e fine a se stessa. Realtà da filtrare. Quando le parole sembrano sincere, credibili e chiare, ecco che il vice ministro degli Esteri Andrey Rudenko ci tiene ad aggiungere che «l'Ucraina ha adottato una legge che le proibisce di tenere colloqui di pace con la Russia» mentre loro «abbiamo sempre dichiarato la nostra disponibilità a tali negoziati, che sono stati interrotti non per colpa nostra». Ed ecco che la credibilità di una reale volontà di pace si sgretola in poco più di un attimo.

Eppure è innegabile che qualcosa si stia muovendo. Innanzitutto, seppur con tutti i «se» e i «ma» del caso, quella russa una piccola apertura lo è. Ed è figlia di una situazione internazionale con gli Stati Uniti in cabina di regia alla ricerca di un dialogo. Tra colloqui telefonici e richieste di ammorbidire la linea, Washington sta cercando di arrivare a una soluzione per evitare da una parte una devastante escalation nucleare e dall'altra di far sì che il conflitto non si trascini troppo a lungo con inevitabili conseguenze tragiche, per l'Ucraina ma anche a livello economico globale. Il lavoro di moral suasion americano punta a convincere la Russia ad un passo indietro e nel contempo a fare in modo che Kiev non sia completamente intransigente, al di là delle ovvie ragioni. La risposta ucraina alle dichiarazioni del Cremlino, infatti, non è esattamente accomodante. «Il ritorno dell'integrità territoriale dell'Ucraina è la condizione principale per la ripresa dei negoziati con la Russia», scrive via Twitter il segretario generale del Consiglio di sicurezza ucraino, Oleksiy Danilov. Mentre il consigliere del presidente Zelensky, Mikhailo Podolyak, aggiunge che «l'Ucraina non si arrenderà mai agli ultimatum russi», spiegando che le condizioni russe sono note: «Dicono siamo arrivati con i carri armati, ammettete la sconfitta e la perdita di territori, questo è inaccettabile. Non nascondete la parola resa dietro quella accordo». Difficile, difficilissimo un dialogo reale e un percorso di pace credibile, nonostante in campo resti anche Papa Francesco, che sottotraccia tramite la diplomazia vaticana, sarebbe sempre al lavoro con l'obiettivo di una tregua.

Ma intanto il conflitto va avanti, tra bombe, morti e città ucraine senza luce né riscaldamento. E con storie che hanno dell'assurdo.

Come quella che vede i mercenari russi del Gruppo Wagner, tenere conferenze a favore della guerra nelle scuole di San Pietroburgo, con tanto di snack e caramelle distribuiti ai bambini dopo i tentativi di indottrinamento. Propaganda meschina e subdola. Un altro fatto concreto che contraddice la sbandierata voglia di pace.

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