Mosca si prepara a un attacco aereo. Batterie anti-missile sui luoghi sensibili

Sistemi di difesa installati sul ministero della Difesa e in altre zone chiave della città. Il Cremlino: "L'Occidente si illude di vincere"

Mosca si prepara a un attacco aereo. Batterie anti-missile sui luoghi sensibili

Li chiamano killer di droni: noti come Pantsir S1, questi sofisticati sistemi di difesa antiaerea sono spuntati nelle ultime ore a Mosca, issati sui tetti con potenti gru e piuttosto difficili da nascondere agli occhi degli stessi russi. Anzi tutt'altro che occultati, perché utili anche a instillare un sapore drammaturgico nella popolazione. Perché, mantenendo alta la pressione, si vende meglio la propaganda di una «operazione speciale» contro un nemico dipinto come minaccioso, e si allontana il fantasma di una guerra d'invasione impantanata nelle trincee.

Sono batterie missilistiche progettate per intercettare missili da crociera e armi ad alta precisione, in grado di centrare aerei, velivoli senza pilota ed elicotteri. L'Armata russa le ha schierate nel cuore della capitale, in particolare in tre palazzi strategici. Tutti a circa tre km dal Cremlino. Un semovente in cima alla sede del ministero della Difesa; un altro su un edificio pubblico, immortalato in un video, ha fatto il giro del mondo. E anche se l'autenticità di tutte le immagini non è stata confermata nonostante siano finite su siti di informazione russi, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, non ha smentito la presenza dell'attrezzatura militare, limitandosi a dire: chiedere alla Difesa; che quasi mai risponde sui posizionamenti d'artiglieria.

Già a inizio settimana, sui canali Telegram russi circolavano foto di sistemi antiaerei S-400 nel Parco nazionale di Losiny Ostrov, appena fuori Mosca. Alcuni attivisti dicono che siano stati abbattuti alberi per far spazio alle batterie di difesa, piazzate pure nei campi sperimentali dell'Accademia agricola Timiryazev, alle porte della capitale. I Pantsir sono armati con una mitragliatrice binata a tiro rapido e missili terra-aria a corto raggio. Un sistema efficace per contrastare incursioni di droni; distruggerli prima che colpiscano il bersagli. Specie perché, da dicembre, quelli che venivano considerati residuati bellici dell'ex Urss, come i vecchi jet senza pilota TU-141, sono stati aggiornati da Kiev nell'avionica e nell'elettronica e armati.

I missili della contraerea russa hanno un raggio di circa 15 km, e le armi da 30 millimetri di 4 km. In sostanza, uno scudo a 360°. Una mossa magari solo tattica, ma capace di blindare la capitale e proteggere il Cremlino da pericoli nei cieli. E fors'anche dalla paranoia dello zar. I recenti attacchi ucraini agli aeroporti militari nelle regioni di Ryazan e Saratov hanno dimostrato che i droni di Kiev possono raggiungere Mosca. Qualcosa sta cambiando.

Le gru hanno armato i palazzi alla vigilia del vertice di Ramstein, dove ieri sono stati decisi nuovi aiuti occidentali all'Ucraina. Una «provocazione» e «una escalation pericolosa», per Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri. Se finora i bombardieri teleguidati gialloblù sono riusciti a colpire a 300 chilometri da Mosca, puntando alle basi usate dai russi per i raid, Zelensky da tempo chiede razzi guidati capaci di centrare bersagli più in profondità. Gli Usa hanno sempre tergiversato, per evitare che il conflitto già tragico sul campo ucraino si allarghi ulteriormente. Ma allora perché Putin ha deciso di difendere la città dalle mille cupole? Kiev ha fatto progressi in autonomia, sviluppando droni più piccoli per operazioni dimostrative, costruendone di nuovi anche in grado di spingersi più in profondità, e ha già sviluppato un aereo armato senza pilota d'ultima generazione, capace di volare per un migliaio di km, dotato di sistemi elettronici d'avanguardia. Lo scudo su Mosca è un segnale: di quell'escalation evocata ieri anche da Peskov.

I tank «non cambieranno nulla, aggiungeranno problemi. L'Occidente si illude se pensa che Kiev possa vincere». Dopo lo scudo, l'idea nefasta di Mosca è schierare in Ucraina i nuovi carri T-14: di ultima generazione ma ancora in prova.

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