Mossa anticrisi di Giorgetti: "Sospendiamo il Patto Ue"

Il ministro lancia una provocazione a Bruxelles: attivare la clausola di salvaguardia che ferma l'austerity se la congiuntura è negativa

Mossa anticrisi di Giorgetti: "Sospendiamo il Patto Ue"
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Per aiutare i settori industriali colpiti dai dazi è necessario sospendere il Patto di Stabilità, attivando la clausola di salvaguardia per «grave congiuntura negativa nella zona euro». È quanto ha sostenuto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, nel suo intervento ieri al Forum Ambrosetti di Cernobbio. «Gli aiuti per i settori e le imprese danneggiate da questa situazione si traducono in interventi di tipo economico-finanziario a carico del bilancio dello Stato», ha detto riferendosi all'impatto della guerra commerciale scatenata da Trump. Ma se questi interventi sono necessari, ha aggiunto, «devono essere consentiti dalle regole europee». Di qui la provocazione lanciata a Bruxelles. «Nell'attuale governance economica non c'è soltanto l'articolo 26 ma c'è anche l'articolo 25, che forse andrebbe riletto», ha affermato. E proprio l'articolo 25 del nuovo Patto di stabilità europeo prevede una clausola di salvaguardia generale, che consente di deviare temporaneamente dagli obiettivi di spesa in caso di grave congiuntura negativa sia nella zona euro che nell'Unione nel suo complesso «a condizione che la sostenibilità di bilancio nel medio termine non ne risulti compromessa». La durata dello stop è di un anno ma è successivamente prorogabile di volta in volta per 12 mesi. «Se è tutto vero, trovo che ci sia una logica conseguenza a tutto questo», ha sottolineato Giorgetti, lasciando intendere che l'attuale contesto giustificherebbe l'attivazione di questa misura. La provocazione sta nel fatto che l'attuale formulazione del Patto (ma anche quella vecchia) consente margini di manovra solo ai Paesi con i conti in ordine. Chi ha un maxidebito come l'Italia è lasciato esposto alle crisi.

Davanti a una crisi globale alimentata da una nuova ondata di protezionismo americano, Giorgetti ha ribadito la necessità di mantenere un approccio razionale. «Non bisogna pigiare il bottone del panico», ha sottolineato spiegando che «dobbiamo evitare di partire con una politica dei contro-dazi che sarebbe dannosa per tutti e soprattutto per noi». Questo approccio «pragmatico e razionale» sarà portato dal governo a livello europeo.

«Invece di dire che l'Italia deve trattare da sola, io dico semplicemente che il governo italiano deve portare giustamente gli interessi italiani in Europa», ha rimarcato Giorgetti. Secondo il ministro, è necessario che l'intero blocco si muova compatto.

In un passaggio denso di implicazioni geopolitiche, il titolare del Tesoro ha fotografato il tramonto di un'epoca. «La fase della globalizzazione è in crisi, a mio giudizio in modo abbastanza evidente», ha affermato rilevando come «abbiamo ignorato le conseguenze sociali e politiche di una globalizzazione che ha favorito anche chi ha utilizzato strumenti non di mercato», come la Cina. Le nuove strategie Usa, pertanto, nascono da esigenze economiche determinate da un'evidente asimmetria competitiva.

Giorgetti è comunque cautamente ottimista. «L'Italia è fatta da imprenditori assai svegli e reattivi», ha detto il ministro, ricordando la resilienza mostrata già durante la pandemia. Tuttavia, ha anche ammesso che il Paese non parte da una situazione facile. «Il debito pubblico e i ridotti spazi di bilancio sono un vincolo di cui dobbiamo tener conto», ha sottolineato.

Nel pomeriggio, nel corso del suo intervento al congresso della Lega, Giorgetti è tornato sui concetti fondamentali per i quali condivide le battaglie leghiste. Tra questi «la richiesta di un fisco non opprimente, di un fisco giusto, che ti lasciasse lavorare e produrre, e oggi potremmo dire che evoca la pace fiscale di cui noi parliamo nella nostra vita politica».

Per il ministro il leghismo è «richiesta di poter sviluppare le proprie libertà individuali e comunitarie, cioè la possibilità di esprimersi liberamente, senza vincoli, senza costrizioni, ma anche economicamente, cercando degli spazi che lo Stato non può limitare e in qualche modo impedire».

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