Tutti condannati. I vertici di Monte dei Paschi di Siena sono stati considerati colpevoli dal Tribunale di Siena in merito al filone sul derivato Alexandria sottoscritto dall'istituto di credito per coprire il buco con l'acquisizione di banca Antonveneta. L’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari è stato condannato a tre anni e sei mesi. Stessa condanna anche per gli altri due imputati: l’ex dg Antonio Vigni e l’ex capo area finanza Gianluca Baldassarri. Per tutti l’accusa era di concorso in ostacolo alle funzioni dell’autorità di vigilanza. Per gli imputati è stata decisa anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. L’accusa aveva chiesto 7 anni per Mussari e 6 per Vigni e Baldassarri.
I tre sono considerati colpevoli di aver nascosto nella cassaforte personale dell’ex direttore generale della Banca a Rocca Salimbeni il "mandate agreement", ovvero il contratto, che fissava i termini della ristrutturazione di "Alexandria" con Nomura, in modo da evitare di iscrivere nel bilancio 2009 la perdita del derivato, poi costata alla nuova gestione della banca circa 500 milioni di euro. Un contratto che contribuì a creare il buco nei conti della banca senese, indebitatasi oltre misura per l’acquisizione di Banca Antonveneta. Il contratto occultato venne ritrovato solo nell’ottobre 2012 dall’attuale amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola, nella cassaforte che era nell’ufficio privato di Vigni e subito fu consegnato ai magistrati senesi. 538em;">Gli avvocati degli imputati - Tullio Padovani e Fabio Pisillo per Mussari, Franco Coppi e Enrico De Martino per Vigni e Filippo Dinacci e Stefano Cipriani per Baldassarri - hanno sempre sostenuto che all’interno della banca si sapesse dell’esistenza del "mandate agreement" e che questo documento non fosse un segreto neppure per gli ispettori della Banca d’Italia.
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