Tra le due facce del Fisco, quella intollerante verso gli evasori, e quella «amica» dei contribuenti onesti in difficoltà costretti al «pizzo di Stato», ieri, alla vigilia della settimana che conta ben 147 scadenze fiscali, Ernesto Maria Ruffini ha scelto di mostrare la prima. Il direttore dell'Agenzia delle Entrate, con in un'intervista al Corriere della Sera, ha annunciato l'imminente entrata in funzione del meccanismo di incrocio dei dati dei conti correnti con quelli delle banche dati dello Stato per stanare gli evasori, nell'ambito della convenzione triennale appena siglata col Mef. Nell'annunciare l'introduzione di strumenti innovativi e processi di digitalizzazione per accelerare i controlli incrociati delle Entrate, il tono è quello della giusta intransigenza verso i contribuenti infedeli. Con l'aggiunta però di una netta presa di distanza dalle politiche attentamente comunicate sin qui dal governo Meloni. Il Fisco amico del contribuente? «Mai, gli amici ce li scegliamo, non me li può dare la legge, gli amici stanno altrove. Il Fisco non può essere amico. Ma invece può essere un corretto ed equo interlocutore, deve essere questo. Io non vorrei avere un fisco amico ma un Fisco con cui interloquire in modo corretto», ha corretto il tiro il direttore, ospite alla Versiliana. Agli antipodi rispetto a quanto sin qui rivendicato dall'esecutivo.
Lo Stato con la convenzione mira a incassare 2,8 miliardi in più nella lotta all'evasione entro il 2025. Risorse preziose con cui finanziare manovre e soprattutto abbassare il cuneo fiscale, obiettivo sempre più difficile nel sentiero stretto della legge di bilancio. «Abbiamo spostato l'asticella in alto - dice Ruffini - Il nostro lavoro sarà valutato anche e soprattutto sull'incremento dei servizi telematici, sull'accelerazione dei rimborsi, sul contenzioso». All'obiettivo dei 2,8 miliardi si è arrivati «recuperando capacità operativa, grazie a un ambizioso piano di reclutamento di 11mila funzionari - spiega - La riduzione del tax gap è un obiettivo condizionato da tanti fattori, non solo fiscali. Per quanto riguarda gli obiettivi affidati dal Pnrr all'Agenzia abbiamo ancora entro fine 2024 l'invio di oltre 3 milioni di lettere di compliance, per un incasso di 2,77 miliardi. La buona notizia è che li raggiungeremo interamente già a ottobre, con più di un anno di anticipo, avendo già realizzato il 99% degli incassi». Rispetto al concetto di «pizzo di Stato», di cui aveva parlato la premier Meloni, Ruffini puntualizza: «L'Agenzia si limita ad applicare la legge. Oltre l'80% del totale dell'evasione riguarda chi non presenta la dichiarazione dei redditi o la presenta in modo infedele; meno del 20% la cosiddetta evasione da versamento, cioè di chi presenta la dichiarazione, ma poi non salda quanto deve». Parlando dei controlli incrociati con l'anagrafe finanziaria, precisa anche che «è presto per fare previsioni, anche perché solo a maggio abbiamo completato le attività richieste dal Garante per la privacy. L'Archivio dei conti correnti è una risorsa fondamentale perché consente di intercettare, ad esempio, i soggetti con residenza fittizia all'estero ma che hanno conti correnti nel nostro Paese. Stiamo già partendo. E presto avremo i primi risultati». Ruffini infine distingue «il recupero dell'evasione fiscale» dalla «riduzione dell'evasione fiscale». Questa negli ultimi anni è scesa, «i contribuenti sono sempre più leali». Quanto al «recupero l'anno scorso abbiamo fatto il record di 20 miliardi».
Per il viceministro dell'Economia Maurizio Leo che per il Mef ha sottoscritto la convenzione triennale con l'Agenzia, la via è tracciata: «Ormai nulla
sfugge più al Fisco. Oggi abbiamo un bagaglio di informazioni spaventoso. Quello che faremo con la delega fiscale e poi con i decreti legislativi è sfruttare al massimo le soluzioni tecnologiche per contrastare l'evasione».
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