Il green pass va in pensione. Dal primo aprile all'aperto e molto probabilmente dal primo maggio anche al chiuso. L'annuncio arriva dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. «Dal 1° aprile si apre una fase nuova: il green pass non sarà più necessario negli spazi all'aperto, nei bar e nei ristoranti - dice Costa - Poi arriveremo progressivamente a togliere tutte le restrizioni entro l'estate». Ed è in arrivo la road map del governo: le tappe che passo dopo passo porteranno il Paese fuori dall'emergenza pandemia cancellando le misure restrittive. Costa spiega che «si sta anche valutando l'opportunità di anticipare la possibilità per gli over 50 di andare al lavoro con il green pass base, ovvero con il tampone rapido ogni due giorni».
E proprio mentre il sottosegretario annuncia che il pass sta per andare in soffitta dal ministero della Salute sono stati inviati all'Agenzia delle Entrate i codici fiscali degli over 50 che continuano a rifiutare la profilassi, violando l'obbligo vaccinale in vigore dal 15 febbraio. Le segnalazioni arrivate al fisco, alle quali poi dovrebbe fare seguito la sanzione da 100 euro, sarebbero già più di 600 mila.
Per ora comunque la crescita dei contagi è contenuta, assicura Costa, «i numeri sono sotto controllo». Ieri sono stati registrati 48.483 nuovi contagi e 156 vittime. Con 433.961 tamponi effettuati il tasso di positività si attesta all'11,17%. Sono invece 563 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 29 in meno rispetto a due giorni fa. I ricoverati nei reparti ordinari sono 8.575, ovvero 201 in meno in 24 ore. In una settimana i ricoveri Covid appaiono ancora in discesa del 16,2% in base ai dati della Fiaso, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere che si ferma all'8 marzo. Scendono i ricoveri dei pazienti pediatrici, meno 15%. Il 37% dei ricoverati ha genitori non vaccinati.
Dati positivi certo ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità invita alla prudenza. «La pandemia è lungi dalla fine», avverte il numero uno dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. L'11 marzo di due anni fa, ricorda l'Oms, la diffusione del coronavirus venne qualificata ufficialmente come «pandemia» mentre erano stati censiti soltanto «cento casi fuori dalla Cina senza alcun decesso». Un allerta che secondo l'Oms fu sottovalutato dalla grande maggioranza dei paesi. «Due anni dopo, oltre sei milioni di persone sono morte e la pandemia è lungi dal suo termine: non sarà finita in nessun luogo se non sarà finita dappertutto».
La crescita dei casi è sostenuta in molte aree anche se a livello mondiale il numero di casi e decessi è calato rispettivamente del 5% e dell'8% secondo l'ultimo rapporto settimanale. Nel mirino degli esperti ci sono sempre le varianti. È necessario per fronteggiarle avere vaccini sempre aggiornati «man mano che emergeranno nuove varianti antigenicamente distinte».
Se è vero che rispetto a due anni fa sono state acquisite importanti informazioni sul Covid allo stesso tempo l'Oms fa notare che restano «notevoli incertezze su come il virus continuerà ad evolversi e sulle caratteristiche antigeniche delle future varianti».
Nel mirino di Maria Van Kerkhove, responsabile del contrasto al Covid per l'Oms, il calo del numero dei test eseguiti che falsa la percezione sulla reale circolazione del virus che continua a diffondersi. La Van Kerkhove sottolinea che la scorsa settimana sono stati raggiunti 10 milioni di casi a livello globale «e per questo dobbiamo rimanere vigili».
Prudenza necessaria certo ma le misure di restrizione, i divieti e gli obblighi non sono più sostenibili dal punto di
vista economico e anche sociale. Ieri l'Austria ha annunciato la sospensione dell'obbligo vaccinale precisando che si farà una valutazione tra 3 mesi. Il governo è pronto «a riattivare l'obbligo in caso di nuova ondata».
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