Ad oltre 70 anni dalla fine del Fascismo, parlare del regime guidato da Benito Mussolini è ancora un terreno scivoloso e pericoloso. Anche se non si vuole fare l’apologia del ventennio bensì un museo che ripercorra quegli anni e funga "da polo attrattore per scolaresche, curiosi, appassionati ma anche turisti da tutto il mondo".
L’idea di realizzare una esposizione permanente dedicata al Fascismo arriva non da nostalgici o estremisti di destra ma da tre consiglieri comunali M5s tra cui Gemma Guerrini, già vicepresidente della commissione Cultura in Campidoglio. I pentastellati, sul tema, hanno presentato una mozione spiegando nei dettagli il progetto. La Guerrini ha specificato che la realizzazione del museo è in chiave culturale e antifascista.
Nella mozione si fa riferimento, prendendole come modello, a "operazioni culturali di analisi critica del periodo del nazismo" che "hanno portato alla realizzazione di centri intitolati a quelle esperienze, centri visitati da migliaia di persone provenienti da tutta Europa". Secondo la consigliera, la realizzazione di questa galleria è una iniziativa dettata dalla"necessità di contrastare il negazionismo e l'ignoranza ancora diffusa su fatti accaduti nella prima metà del Novecento in Italia". Per portare avanti la sua tesi, la Guerrini cita i rigurgiti neofascisti che "anche recentemente hanno offeso Roma e i suoi cittadini".
Parole chiare, queste, che indicano quali siano gli obiettivi del progetto. Eppure, la proposta già sta suscitando una polemiche con alcuni intellettuali, da Manconi a Recalcati, che hanno scritto un appello per invitare il Comune a fermare la realizzazione del museo. Il timore avanzato da qualcuno è che l’operazione potrebbe essere interpretata in modo ambiguo. I modelli europei citati nella mozione ricordano l'orrore nazista mentre quello che pensato per Roma sarebbe solo un museo del Fascismo che potrebbe richiamare nostalgici da tutta Italia, un po’ come avviene per Predappio, luogo di nascita di Benito Mussolini che oggi ospita la cripta del Duce e diversi negozi che vendono gadget del Ventennio, o Campo X del cimitero Maggiore a Milano dove sono sepolte centinaia di caduti della Rsi. In pratica, chi avversa il progetto spiega che Capitale potrebbe diventare meta di pellegrinaggi politici.
Ma i consiglieri 5s sembrano decisi ad andare avanti. Del resto, come ha sottolineato la Guerrini, il museo è in chiave apertamente antifascista. Più che sottolineare la chiara impronta che si vuole dare alla galleria è difficile fare. Ma nell’Italia odierna sembra quasi che solo pochi possano decidere cosa sia giusto e possibile fare.
La pentastellata Guerrini ha inconsapevolmente scatenato una bufera. E così è lei stessa ad essere finita al centro dell’attenzione mediatica. Repubblica, ad esempio, non risparmia attacchi contro la consigliera ricordando che vive in piazza San Cosimato a Roma, una delle arene del Cinema America il cui animatore, Valerio Carocci, è stato messo sotto scorta dopo le aggressioni e le minacce arrivate anche da ambienti di estrema destra. Nel febbraio 2018, la Guerrini disse che "guardare vecchi film è feticismo, è solo propaganda del Pd". Una critica, forte sì, e senza esaltazione del Fascismo. Ma per il quotidiano è tanto. Però, ad esempio, non è stato citato il caso dell’ultima aggressione subita dallo stesso Carocci solo pochi giorni fa. Ancora da individuare i responsabili. L’Ansa, però, il 21 luglio scorso citava testualmente: "Il presidente del Piccolo Cinema Valerio Carocci” è stato aggredito “prima verbalmente” e poi gli sono state messe "le mani al collo”. La succitata aggressione sarebbe stata immediatamente denunciata dalla Digos e, secondo quanto si apprendeva già dalle prime indiscrezioni, il responsabile sarebbe stato individuato negli ambienti dell'"estrema sinistra”.
Stop alla proposta del
museo sul Fascismo arriva dal sindaco di Roma, Virginia Raggi. "Roma è una città anti-fascista, nessun fraintendimento in merito", è il pensiero manifestato dal primo cittadino secondo fonti del Campidoglio.
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