Qualcosa non torna sull'ennesima "aggressione" al Cinema America

L'aggressione fisica denunciata alla Digos ai danni del leader del Cinema America messa in dubbio da alcune realtà dei centri sociali. Si parla di "presunta aggressione", "giornalisti amici" e "endorsement politici"

Qualcosa non torna sull'ennesima "aggressione" al Cinema America

È notizia di ieri l'aggressione o "presunta aggressione", avvenuta lo scorso sabato pomeriggio ai danni di Valerio Carrocci, presidente - o leader - come alcune testate fanno menzione, del Cinema America: associazione culturale attiva nel quartiere romano di Trastevere, nata da un’occupazione avvenuta nel recente passato nella quale hanno svolto un ruolo importante alcune realtà interne e vicine ai centri sociali. Il nome, ufficialmente Piccolo America, non vi suonerà nuovo perché proprio nelle scorse settimane è stata chiacchierata passerella del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che si è presentato - “a sorpresa” - per assistere alla prima proiezione post-quarantena.

L’Ansa riportava ieri, e citiamo testualmente: "Il presidente del Piccolo Cinema Valerio Carocci” è stato aggredito “prima verbalmente” e poi gli sono state messe "le mani al collo”. La succitata aggressione sarebbe stata immediatamente denunciata dalla Digos e, secondo quanto si apprendeva già dalle prime indiscrezioni, il responsabile sarebbe stato individuato negli ambienti dell'"estrema sinistra”.

Alla base della denuncia sarebbe un referto medico rilasciato da un ospedale del quale ancora non è stata fatta menzione. Ma l’episodio sembrerebbe essere più complesso di come è stato raccontato alla stampa, per questo si attende che venga fatta piena chiarezza sull’accaduto. Alcune fonti riporterebbero una ricostruzione diversa da quella riportata per sporgere la denuncia: verrebbe a mancare infatti l’aggressione fisica del denunciante.

Una versione che sembrerebbe essere in parte avvalorata da un post comparso questa mattina sulla pagina Facebook di Acrobax, centro sociale attivo a Roma, segnalato come risposta diretta al post comparso sulla pagina ufficiale del Cinema America. La chiosa sugli eventi - uno sberleffo - che si riferisce al giovane aggredito come al "figliol prodigo" della celebre parabola, e fa riferimento ad un "presunta aggressione", proseguendo con una chiara accusa alla stampa e una serie di quesiti lasciati cadere nell'etere.

"Ognuno di noi vorrebbe del resto un amico giornalista pagato dai palazzinari e amato dalla questura che ci difenda a spada tratta.

Il nostro personale arcangelo Gabriele che ci aiuti a far risplendere la nostra aureola e raccontare il bene che facciamo", ha proseguito la nota, "sarebbe interessante capire a chi fa del bene: al pubblico dei suoi spettacoli che in realtà pagano con le tasse questa grande rassegna? O forse i commercianti di Trastevere, che campano sulla precarietà di altre centinaia di giovani meno buoni? O forse i vari politici che costruiscono endorsement e che gioiscono di tutta questa bontà?". Ecco, noi non saremo sicuramente una realtà giornalistica nota per andare a genio alle ragioni dei centri sociali. Ma i quesiti sono tutti validissimi e sempre verdi.

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