Musk, fattore "X" sul voto: i post visti 2 miliardi di volte. E ora Elon punta alla Cina

Finanziamenti e spinta social per il tycoon. I media: "Nel governo di Donald sarà mediatore con Pechino"

Musk, fattore "X" sul voto: i post visti 2 miliardi di volte. E ora Elon punta alla Cina
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Da quando ha ufficialmente dato il suo endorsement a Donald Trump la scorsa estate, Elon Musk è diventato non solo uno dei più importanti finanziatori dell'ex presidente, versando più di 118 milioni di dollari a un Super Pac pro-tycoon, ma anche una figura centrale nella sua campagna elettorale. L'uomo più ricco del pianeta è emerso come una figura di spicco nella politica statunitense: ha tenuto numerosi comizi da una parte all'altra del paese, incluso il maxi-raduno al Madison Square di New York, ha ideato una controversa lotteria per regalare un milione di dollari ad un elettore registrato che firmasse una petizione indirettamente a favore di Trump, e il suo comitato di raccolta fondi ha lanciato un gruppo sul social per segnalare «brogli» alle urne.

Musk ha trasformato il suo social X in una potenza di fuoco per diffondere affermazioni elettorali fuorvianti che sono state visualizzate ben due miliardi di volte su X. Il dato, pubblicato dalla Cnn, arriva da una nuova analisi di ricerca di un'organizzazione non-profit che tiene traccia della disinformazione. Sulla sua piattaforma, Musk ha pubblicato un flusso quasi infinito di messaggi politici, molti dei quali a sostegno di Trump e delle narrazioni politiche di estrema destra, generando più di 17,1 miliardi di visualizzazioni dall'endorsement all'ex presidente, secondo il Center for Countering Digital Hate. L'enorme megafono di Musk ha generato il doppio delle visualizzazioni di tutti gli annunci politici sulla piattaforma messi insieme durante il periodo, l'equivalente di una spesa di circa 24 milioni di dollari in pubblicità, secondo il gruppo. «Data la frequenza con cui Musk pubblica retorica di parte, è quasi inevitabile che sarà uno dei principali diffusori di disinformazione elettorale in questo ciclo. Sta usando la piattaforma per convincere le persone che le elezioni sono truccate», ha commentato il fondatore Imran Ahmed, avvertendo che X è diventata una «macchina perenne di disinformazione» da quando Musk ha rimosso molti dei controlli del sito che proteggevano la piattaforma dalle fake news.

Nel totoministri già cominciato alla vigilia del voto per la Casa Bianca ci sono molti nomi ma poche certezze: per il suo eventuale secondo governo Trump punta ad un concentrato di falchi, ex e fedelissimi, ma una delle novità più clamorose sarebbe proprio Musk alla guida di una nuova commissione per l'efficienza governativa. Secondo Bloomberg, il miliardario potrebbe diventare un mediatore nelle relazioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. L'agenzia cita l'imprenditore e fondatore di Interconnected Capital Kevin Xu, e spiega che Musk potrebbe essere un «intermediario chiave su molte questioni tecnologiche e commerciali durante una nuova amministrazione Trump». Derek Scissors, ex funzionario del Pentagono e membro senior dell'American Enterprise Institute, ritiene che Musk goda di un trattamento speciale in Cina e attraverso di lui Pechino potrebbe tentare di influenzare il governo se The Donald sarà rieletto.

Come nota Bloomberg, la posizione dell'uomo d'affari riguardo ai rapporti con Pechino è contraria a quella di di altre persone vicine a Trump, e la Cina riveste un notevole interesse commerciale per le sue aziende. È nel gigante asiatico, ad esempio, che viene prodotta la metà dei veicoli Tesla.

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