
Nelle «prossime settimane» Elon Musk farà un passo indietro e non sarà più una presenza costante (e ingombrante) all'interno dell'Amministrazione Usa. Stavolta, non sono i restroscenisti di Washington a prevedere l'uscita di scena dell'uomo più ricco del mondo, ma è lo stesso Donald Trump. Secondo quanto rivela «Politico», il presidente ne avrebbe parlato con alcuni esponenti della sua cerchia più ristretta e ne avrebbe discusso anche in una riunione di gabinetto dello scorso 24 marzo, alla presenza dello stesso miliardario.
Del resto, era stato proprio Trump, lunedì, ad anticipare in qualche modo la notizia. «A un certo punto, Elon vorrà tornare a occuparsi della sua azienda», aveva detto il presidente rispondendo alla domanda di un giornalista. Le fonti di Politico sottolineano che alla base della decisione non ci sarebbe alcuna frattura tra i due. Il presidente sarebbe soddisfatto del ruolo svolto da Musk a capo del Doge, il dipartimento per l'efficienza del governo, che a colpi di licenziamenti di massa e tagli di budget (molti contestati nei tribunali) ha sfoltito in maniera tanto clamorosa, quanto traumatica i ranghi del governo federale. Piuttosto, la separazione sarebbe stata concordata da entrambi negli ultimi giorni.
Certo è che la tempistica della notizia coincide con l'annuncio dei pessimi risultati fatti registrare da Tesla: le vendite globali sono diminuite del 13 per cento nel primo trimestre 2025. Un dato preoccupante che viene letto dagli analisti anche come una diretta conseguenza della infatuazione «Maga» di Musk. Ma non appena si è diffusa la notizia, ieri i titoli di Tesla hanno ripreso slancio, guadagnando il 4,50 per cento e recuperando le perdite di oltre il 6 per cento registrate in avvio di seduta.
La notizia giunge all'indomani della bruciante sconfitta subita dal miliardario (e dai Repubblicani) in Wisconsin, dove Musk si era speso personalmente e finanziariamente (20 milioni di dollari, due dei quali elargiti con una lotteria a due elettori) nella corsa per l'elezione di un giudice conservatore alla Corte Suprema dello Stato. L'ampia vittoria della candidata progressista, che ha confermato la maggioranza Democratica della Corte che presto sarà chiamata a decidere su questioni elettorali e su vicende legate a Tesla, è stata vista come un referendum sulla figura del miliardario e definita dal Wall Street Journal un «campanello d'allarme» per Trump.
In teoria, il passo indietro è un atto dovuto. Tra la fine di maggio e l'inizio di giugno scadrà il periodo di 130 giorni legato allo status di Musk come «dipendente speciale del governo». Questa la formula adottata per esentarlo da una serie di regole sui conflitti di interesse e la trasparenza finanziaria. C'è però chi fa notare che appena un mese fa, fonti della Casa Bianca si dicevano certe che Musk sarebbe «rimasto» anche dopo la scadenza e che Trump avrebbe trovato il modo di aggirare il limite dei 130 giorni.
C'è poi, all'interno dell'Amministrazione, chi assicura che, a dispetto degli antipatizzanti di Musk all'interno del governo, il miliardario manterrà comunque il suo ruolo di sostegno al presidente, anche se in maniera più defilata. Poche ore dopo la rivelazione di Politico, è giunta la smentita della Casa Bianca. «Questo scoop è spazzatura», ha scritto su X la portavoce Karoline Leavitt.
«Elon Musk e il presidente Trump hanno entrambi dichiarato pubblicamente che Elon lascerà il servizio pubblico come dipendente governativo speciale una volta completato il suo incredibile lavoro presso il Doge», ha assicurato la funzionaria.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.