Servirà mezzo miliardo per interventi sulle infrastrutture dei Campi Flegrei: rete idrica, illuminazione, fognature, scuole (60 in tutto da controllare), carceri. Ma saranno stanziate anche risorse pubbliche di sostegno (però è escluso il sismabonus) per la messa in sicurezza delle case dei privati nella zona più pericolosa: 4mila edifici sono a rischio di cui 1.250 case a rischio elevato, 2.750 a medio rischio.
È finito in tarda serata il vertice interministeriale presieduto dalla premier Giorgia Meloni con la presenza anche di Giancarlo Giorgetti e Giuseppe Valditara, ministri dell'Economia e dell'Istruzione. Ma è il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, a spiegare la strategia del governo. «Tutti abbiamo paura quando la terra trema sotto i piedi e lo Stato farà tutto il possibile per mitigare ogni rischio, ma la popolazione deve avere più consapevolezza, alla prima scossa non può scendere per strada e scappare in automobile, si intasano le strade e il piano di evacuazione va a farsi benedire».
Un'altra tirata d'orecchi. «È stato un errore incoraggiare nuove costruzioni in quell'area, sono stati realizzati migliaia di edifici per circa 80mila persone. Un'eccessiva antropizzazione del territorio che andava impedita nel passato e che ora crea problemi al piano di evacuazione. Per questo il governo vieterà nuove costruzioni nell'area del bradisismo: non è possibile pianificare piano di evacuazione preventivo e fare case. Chi vuole qualifichi o consolidi quelle che esistono».
Un messaggio lanciato anche al sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, che ha approvato solo due settimane fa il nuovo Puc, il piano regolatore comunale dove pianifica nuovi palazzoni di undici metri, per un totale di 125mila metri cubi in un territorio già eroso dal cemento. E questo contro il parere della Soprintendenza, della città metropolitana di Napoli e anche contro il comune buon senso. Anche ieri mattina, del resto, c'è stata un'altra scossa di magnitudo 3,6 che ha interessato il golfo di Pozzuoli e ha fatto scattare l'evacuazione delle scuole. E non si sa quando finirà lo sciame sismico. «Le scosse possono durare un mese, un anno, possono evolversi o estinguersi senza alcun processo evolutivo dice Musumeci - la scienza non è nelle condizioni, nonostante i monitoraggi, di intercettare l'evoluzione del fenomeno. Quindi bisogna essere pronti a ogni evenienza e solo se la popolazione è informata e consapevole è pronta alla autoprotezione».
Per il ministro il rischio zero non esiste anche se non ci sono elementi di un rischio vulcanico. «Però avverte Musumeci la gente ha scelto di vivere in un'area a rischio e deve mantenere una convivenza vigile e responsabile. Purtroppo la percezione del rischio ce la ricordiamo solo quando la terra trema». Bisogna essere pronti a tutto. Anche al peggio. «Stiamo lavorando con la prefettura e con i Comuni e con la Regione per definire un piano di evacuazione che rimane nel cassetto ma se necessario deve essere subito realizzato e attuato».
E per chi non ne può più di scosse e possibili eruzioni vulcaniche? «Stiamo cercando di capire se non sia anche utile la strada di sostenere il cittadino che volesse delocalizzare, che dice non vogliamo più stare qui.
Il governo deve sostenere questa scelta, accompagnarla o girarsi dall'altra parte?» si domanda Musumeci. «È un'ipotesi che non mi sembra da sottovalutare, ci stiamo ragionando: stasera abbiamo posto il tema al centro dell'agenda».
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