Che Natale sarà? Sarà pure una domanda che stona con le immagini dei malati nelle terapie intensive e con le cronache di commercianti e ristoratori schiacciati dalla crisi, ma è quella che si fanno tutti. Perché, al netto di chi il cenone della vigilia e il pranzo del 25 con i parenti non l'ha mai sopportato, il Natale è sempre il Natale. Non c'è pandemia che tenga.
L'obiettivo del governo è quello di mettere sotto controllo la curva dei contagi entro la fine di novembre per poter progressivamente allentare le misure e consentire agli italiani di riunirsi intorno all'albero, come vuole la tradizione, anche se con pochi parenti e rispettando le misure per proteggere soprattutto i nonni. Evitando però di rifare gli stessi errori di quest'estate, quando l'illusione che il peggio fosse passato ha fatto dimenticare troppo presto ogni precauzione. Per il premier Giuseppe Conte il Natale è un tema delicato. Sa di non poter sbagliare. Ma se da una parte gli epidemiologi gli ricordano ogni giorno che dobbiamo dimenticarci i veglioni pre-Covid, dall'altra deve tenere conto delle pressioni dei settori, come quello dei commercianti, che non si risolleverebbero più da un Natale senza consumi e che spingono per evitare il baratro. Perché l'emergenza economica va di pari passo con quella sanitaria e il presidente del Consiglio sta lavorando affinché, con prudenza, le festività natalizie si possano trascorrere con misure meno severe in modo da far ripartire anche l'economia.
Nessun liberi tutti, per carità, come Franco Locatelli non si stanca di ripetere. «A Natale è impensabile pensare di poter partecipare a feste e riunioni come quelle che si organizzavano prima del Covid-19. Ovviamente l'auspicio è di arrivare al Natale con un Rt il più basso possibile. Andranno tenute ben presente tutte le misure di attenzione e di responsabilità individuale per non vanificare gli sforzi fatti in queste settimane e ripiombare in una situazione difficile», insiste il presidente del Consiglio Superiore di Sanità.
Nelle prossime settimane saranno determinanti i nostri comportamenti per raggiungere gli obiettivi che consentiranno di allentare le regole del prossimo Dpcm, il 4 dicembre, e di arrivare a ridosso del Natale con l'Italia colorata più di giallo che di arancione, magari senza regioni rosse. Tre gli obiettivi da raggiungere affinché questo sia possibile. Quello principale è l'abbattimento dell'indice Rt. È già calato a 1,4 e questo significa che la curva dei contagi è in fase di decelerazione, ma affinché si possa pensare di festeggiare in serenità il 25 dicembre è necessario che l'indice di trasmissione arrivi il più vicino possibile a 1. Un percorso molto più lento senza un vero lockdown. L'altro indice importante è il rapporto tra i nuovi positivi e i tamponi effettuati, che deve scendere almeno sotto al 10% (ora è al 16,3%). E poi c'è il dato dell'occupazione delle terapie intensive, che non deve superare la soglia critica del 30% dei letti occupati. Anche questo è un numero che da 4 giorni è in calo e che sarà determinante per capire come andrà il Natale e se le regioni rosse e arancioni potranno cambiare colore in modo da consentire gli spostamenti.
«Sarà il primo Natale su Skype e Zoom», esordisce Massimo Galli, del Sacco di Milano.
Il professore si è spinto oltre suggerendo dagli schermi di Mattino Cinque di acquistare i regali esclusivamente su internet. Un consiglio che non è piaciuto ai commercianti milanesi, già provati dalla crisi: «Faccia il virologo, rispettiamo le regole».
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