A Natale soltanto 800 multe. Montagna, riapertura a rischio

Oltre 55mila controlli, pochi i "furbetti". Il Cts boccia la proposta delle Regioni per tornare a sciare dal 7

A Natale soltanto 800 multe. Montagna, riapertura a rischio

Si allungano i tempi per gli amanti della montagna. Chi sperava di poter finalmente inforcare gli sci dopo le feste, dovrà avere ancora un po' di pazienza perché le piste potrebbero non riaprire il 7 gennaio come previsto dall'ultimo Dpcm, nel caso le linee guida di Regioni e Province autonome fossero state validate dal Cts. Il Comitato tecnico scientifico, invece, ha bocciato la proposta dei governatori per una ripartenza in sicurezza. Un piano dettagliato, che prevedeva protocolli per regolare l'afflusso e il deflusso degli sportivi agli impianti di risalita evitando assembramenti, che però gli scienziati non hanno ritenuto soddisfacente e che adesso dovrà essere rivisto.

Il nodo della questione, come risulta dal verbale del 24 dicembre pubblicato dal Corriere.it, sono proprio gli impianti di risalita dei comprensori sciistici, la maggior parte dei quali secondo il Cts presentano «caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto ai mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale». Senza pensare ad una riorganizzazione di cabinovie e funivie, dunque, da affiancare alle già previste misure di prevenzione collettive e individuali, impensabile pensare di ripartire dopo le festività. Eventuali riaperture non potranno comunque essere valutate prescindendo dalla situazione epidemiologica della regione, che dovrà necessariamente trovarsi in fascia gialla. Le seggiovie, che essendo all'aperto presentano un livello di rischio inferiore, potranno essere occupate al 100 per cento con obbligo di mascherina e il divieto di abbassare la calotta anti-vento. Nel caso in cui il maltempo ne rendesse necessaria la chiusura, la capienza andrebbe dimezzata. Capienza al 50 per cento obbligatoria, invece, in tutti gli impianti chiusi. Il Cts chiede inoltre alle regioni di definire meglio i criteri con cui intendono contingentare le presenza sui campi da sci mediante l'introduzione di un tetto massimo di skipass giornalieri, prevedendo anche un sistema di prenotazione che possa gestire il numero degli utenti in ogni giornata. Carenze sono stati riscontrate anche nelle linee guida per gestire le file agli impianti evitando assembramenti soprattutto nei momenti di maggior afflusso. Il Cts, insomma, frena gli entusiasmi degli appassionati e soprattutto quella dei gestori che stavano preparando le piste, in questo periodo aperte solo agli atleti, mentre gli appassionati della montagna che hanno raggiunto le seconde case prima del blocco si stanno accontentando di ciaspolate o di passeggiate sulla neve, quest'anno caduta in abbondanza.

Mentre la maggior parte degli italiani, rimasta in città, è alle prese con le certificazioni e i controlli per chi viola la zona rossa. Complici le tradizionali abbuffate, il meteo non favorevole, le saracinesche dei negozi abbassati e i bar e i ristoranti chiusi, pochi hanno sfidato i divieti imposti per far rispettare le norme anti-Covid. I controlli ci sono stati e anche le multe, ma senza militarizzare le città. Il Viminale aveva annunciato l'intervento di 70mila agenti, anche se il ministro Lamorgese aveva assicurato che la sorveglianza sarebbe stata fatta con equilibrio.

Le verifiche a campione sono state comunque rigorose. Dopo gli 82mila accertamenti della Vigilia, ieri sono stati controllate altre 55.486 persone: quelle sanzionate sono state 823, 7 i denunciati per inosservanza della quarantena.

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