
Quanto male può fare ad un genitore sapere che se i soccorsi fossero stati attivati in tempo utile i propri figli si sarebbero salvati? Ci sarebbe voluto pochissimo, sei minuti in tutto, e non staremmo qui a parlare di una tragedia, ma di uno scampato pericolo. Se l'elicottero fosse stato fatto partire subito dopo le chiamate di Patrizia Cormos ai vigili del fuoco di Udine, quando l'acqua del fiume Natisone stava salendo intorno all'isolotto dove la ragazza era bloccata con due amici ma non lo aveva ancora sommerso completamente, sarebbero bastati solo due minuti per ognuno dei tre giovani per salvarli tutti dalla piena, issandoli con il verricello.
Invece quando l'elicottero è arrivato sul posto, lo scorso 31 maggio, il fiume di Premariacco, nell'Udinese, aveva già travolto Patrizia, Bianca Doros e Cristian Molnar, nonostante i tre - 20, 23 e 25 anni - avessero segnalato quello che stava accadendo alla centrale del 112, che aveva poi smistato la telefonata alla sala operativa dei vigili del fuoco di Udine. La prima chiamata è delle 13,31. Ne arriveranno altre due, alle 13,36 e alle 13,48. Il tono della voce di Patrizia è sempre più disperato: «Non abbiamo tanto tempo... non ce la facciamo più». Ma dall'altro capo del telefono sarebbero stati commessi una serie di errori imbarazzanti. Forse dettati dalla sottovalutazione del pericolo. Per i magistrati friulani, che hanno indagato per omicidio colposo plurimo tre vigili del fuoco e un operatore della sala emergenze sanitarie Sores, la morte dei ragazzi sarebbe stata determinata dall'«imperizia e dalla negligenza» degli operatori. E adesso che quei momenti terribili sono stati ricostruiti nel dettaglio dai carabinieri e le carte dell'inchiesta sono a disposizione delle parti offese, l'avvocato Maurizio Stefanizzi, legale delle famiglie delle tre vittime del Natisone, prende atto che per salvare i ragazzi «l'elicottero avrebbe impiegato solo due minuti a testa, con verricello e ciambella». «Se fosse stato attivato in tempo utile, dunque, in sei minuti tutti sarebbero stati salvati. La tempistica - spiega il legale - è stata stabilita direttamente dalla perizia, redatta dall'esperto del Soccorso alpino, chiamato ad analizzare le manovre necessarie al tecnico di elisoccorso, che quel giorno era all'aerobase di Pasian di Prato, ma che è stato allertato troppo tardi». Per l'avvocato il personale in servizio nelle centrali operative è stato «troppo attento al rispetto delle procedure, perdendo di vista il senso della propria funzione». Secondo il perito del soccorso alpino fino alle 14,06 i soccorritori si sarebbero potuti calare con il verricello e avrebbero potuto issare a bordo i tre ragazzi, una manovra che sarebbe stata possibile effettuare in sei minuti se solo l'elicottero più vicino, che si trovava a Pasian di Prato, di stanza nella base dell'Aeronautica militare, fosse stato attivato subito. Sarebbe arrivato nel giro di 12 o 13 minuti. Invece la sala operativa invia una squadra dei vigili del fuoco, via terra, che non può nulla contro la furia del Natisone, nonostante gli eroici tentativi dei pompieri di raggiungere i ragazzi rischiando loro stessi di essere inghiottiti dal fiume.
Quando viene fatto partire un elicottero dall'aeroporto di Venezia sono le 14,05. Ci vorranno 23 minuti per raggiunge l'area in cui ci sono i ragazzi, bloccati dalla corrente impetuosa. Troppo tardi: alle 14,28 sono già stati travolti dalla piena.
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