La Nato invita Kiev. Zelensky non ci sta: "Assurdi altri rinvii". Armi, l'ira di Mosca

Ucraina, benvenuta nella Nato. Sì, ma non adesso. Il vertice di Vilnius visto in sintesi potrebbe sembrare un enorme spreco di tempo e risorse perché ha di fatto ribadito quanto si già sapeva

La Nato invita Kiev. Zelensky non ci sta: "Assurdi altri rinvii". Armi, l'ira di Mosca
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Ucraina, benvenuta nella Nato. Sì, ma non adesso. Il vertice di Vilnius visto in sintesi potrebbe sembrare un enorme spreco di tempo e risorse perché ha di fatto ribadito quanto si già sapeva. Impossibile che Kiev entri nell'Alleanza a conflitto in corso, il che significherebbe una guerra globale contro la Russia. Ma in quel gioco di posizioni, parole, smentite, fughe in avanti e retromarce che è la politica, a Vilnius è successo anche molto altro. E tutto sommato la posizione dell'Occidente, e con essa quella Ucraina, è adesso più forte. Il primo punto nel menù era chiaramente l'Ucraina ma insieme a Svezia, Turchia e Cina, dando tutto un altro sapore al summit. Con Mosca che potrebbe pagare il conto per tutti.

«Kiev è però molto più vicina ora all'alleanza rispetto al 2008 ma la guerra in corso non è il momento ideale per farne membro Nato», ha detto il segretario dell'Alleanza Stoltenberg. «La Nato renderà l'Ucraina più sicura e l'Ucraina renderà la Nato più forte», ha abbozzato il presidente ucraino Zelensky, che subito dopo il vertice ha improvvisato un comizio in piazza insieme ai manifestanti che sostenevano la causa Ucraina. Prima, invece, tutti i funzionari ucraini avevano ampiamente polemizzato, pur consapevoli della situazione. «È assurdo e senza precedenti che non sia fissata una cornice temporale né per l'invito né per l'adesione dell'Ucraina. Ciò significa che viene lasciata una finestra di opportunità per contrattare l'adesione dell'Ucraina alla Nato in negoziati con la Russia». Un'ipotesi, non del tutto strampalata. E che potrebbe far vincere tutti. L'Ucraina avrà il pieno sostegno della Nato sotto forma di armi, munizioni e vicinanza nel conflitto in corso, scatenando la rabbia di Mosca: «Reagiremo, ci saranno conseguenze», tuona il Cremlino. L'Alleanza, con Svezia e Finlandia, si rafforza e diventa ancora più globale. La Russia, così, rimane con un pugno di mosche. E si configura l'incubo di Putin: avere la Nato alle porte, il che dimostra che i muscoli del leader russo sono più preponderanti rispetto alla sua lungimiranza: prima dell'invasione, l'ingresso di Finlandia, Svezia e Ucraina nell'Alleanza era soltanto un ipotesi remota. Quindi, un eventuale trattativa con il principale azionista della Nato, gli Stati Uniti, potrebbe essere sintetizzata con «Vuoi l'Ucraina nella Nato e quindi la guerra o il ritiro delle truppe dalla Crimea e il ripristino dei confini»? Magari con qualche concessione o promessa aggiuntiva per salvare la faccia. Non una realtà, ma un'ipotesi plausibile visto che il conflitto sta tra l'altro logorando la Russia, e il potere di Putin, assediato dall'esterno forse, dall'interno sicuramente. Per informazioni, citofonare Prigozhin.

E se le manovre turche restano ambigue e decisamente interessate, a Vilnius si muove qualcosa anche per quanto riguarda l'altro colosso che continua a fare paura, probabilmente ben più della Russia. «La Cina non è un nostro avversario ma l'atteggiamento di Pechino ha effetti sulla nostra sicurezza. Sta rifiutando di condannare l'aggressione russa contro l'Ucraina, minacciando Taiwan e portando avanti un sostanziale sviluppo militare. La modernizzazione nucleare della Cina è senza precedenti per velocità e portata, ed è anche condotta senza trasparenza», ha detto Stoltenberg. Un messaggio, nemmeno troppo velato, che però non sa di minaccia e si pone alla perfezione nell'ambito delle missioni americane a Pechino e degli incontri degli ultimi mesi. Anche perché se è vero che la Cina non si è mai sottratta dall'amicizia di lunga data con la Russia è altrettanto evidente come non si sia mai schierata apertamente, con forniture di uomini e mezzi, accanto all'alleato.

Ed è chiaro anche chi sia il più forte tra l'impero del Dragone e l'adesso sgangherata federazione sotto Putin, politicamente, sempre più isolato. E ora ancora più spalle al muro. Che sia la svolta, è ancora da vedere. Che sia un passo avanti, non ci sono dubbi.

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