Questa volta sembrava fatta: erano stati definiti l'area (Manhattan, sotto la Sessantesima Strada), gli orari (dalle 5 del mattino alle 9 di sera) e il costo di ingresso, 15 dollari. L'ente competente, la Metropolitan Transport Authority, aveva approvato il progetto finale a schiacciante maggioranza.
E invece, un paio di giorni fa, la governatrice, Kathy Hochul, democratica, ha bloccato tutto: New York non avrà la sua prima Zona a Traffico Limitato con accesso a pagamento. Se ne parla dal 1952, la prima proposta concreta risale al 1977.
Può sembrare una notizia da cronaca cittadina e invece potrebbe essere un simbolo. Perchè nessuna città americana ha una «congestion charge», come la conosciamo in Europa. Nel tempo decine di studi hanno cercato di spiegare a politici ed elettori americani i casi-scuola del Vecchio Continente: da Londra a Stoccolma, da Oslo a Milano (sì, perfino Milano). Da sempre New York era in pole position per l'introduzione della tariffa. Boston, Chicago e Los Angeles erano pronti a seguire. (Diverso il caso di San Francisco, dove a pagamento sono alcune corsie di accesso in determinate fasce orarie). Ora si pensa che anche tutti le altre metropoli Usa faranno marcia indietro.
Sulla decisione di New York hanno pesato i timori politici: in autunno nei sobborghi della città
si vota e i democratici non vogliono perdere per una decisione impopolare. Sullo sfondo, però, c'è una differenza di fondo: quando si tratta di vietare qualcosa gli americani fanno molta, ma molta più fatica degli europei.
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