Negozi e aziende, ispettori del Viminale per controllare le misure di sicurezza

I prefetti dovranno accelerare le istruttorie sul via libera alle imprese

Negozi e aziende, ispettori del Viminale per controllare le misure di sicurezza

Le regole per tornare a lavorare in sicurezza ormai le conosciamo e dobbiamo farci l'abitudine. Per farle rispettare, finché il distanziamento sociale e l'uso di mascherine e guanti non diventeranno parte integrante delle nostre giornate, ci saranno controlli nei negozi, nei supermercati e nelle aziende.

Verranno sguinzagliati in tutta Italia gli ispettori del lavoro e quelli delle Asl per verificare l'osservanza delle misure previste nel decreto del governo, ma anche gli uomini della guardia di finanza, che dovranno controllare in modo più specifico la veridicità delle autocertificazioni delle imprese per dimostrare di essere tra le categorie autorizzate a riprendere il lavoro, soprattutto di quelle che hanno potuto riaprire in deroga ai divieti. In realtà l'Istat ci regala una fotografia di un Paese che non si è affatto fermato del tutto, come il lockdown imposto dal premier Conte per fermare l'epidemia farebbe pensare. Secondo l'Istituto di statistica, infatti, che ha tracciato una mappa delle attività «sospese» e «attive», oltre la metà degli italiani è rimasto operativo, il 55,7 per cento va in ufficio o in fabbrica, più al sud che al nord.

Le verifiche sono già cominciate e soltanto martedì, nel primo giorno in cui è stato dato il via libera ad alcune attività, come librerie e negozi per bambini, sono stati controllati 97.598 esercizi commerciali e sanzionate 9.554 persone, 53 sono state denunciate per false attestazioni. Adesso, man mano che si va avanti con le aperture, i controlli si intensificheranno, come previsto da una circolare del Viminale, firmata ieri dal capo di gabinetto, Matteo Piantedosi.

I prefetti potranno fare ricorso alla Finanza e agli ispettori del lavoro e delle aziende sanitarie locali per verificare che gli esercenti e i responsabili degli uffici assicurino la distanza interpersonale di un metro, gli ingressi dilazionati negli esercizi commerciali e impediscano ai clienti di rimanere all'interno oltre il tempo necessario per comprare qualcosa. Per un bel po' è chiaro che dovremo accantonare l'idea dello shopping tradizionale, nei negozi ci si andrà solo per acquistare ciò che serve, mettendo in conto le inevitabili code. E per di più controllati a vista. Con mascherine e guanti d'ordinanza. I datori di lavoro non dovranno solo imporre il rispetto delle norme di sicurezza ai clienti, ma fare anche in modo che i dipendenti abbiano a disposizione le adeguate protezioni. Pena pesanti sanzioni.

La circolare del Viminale ha anche lo scopo di sollecitare i prefetti ad accelerare le istruttorie sulle richieste di autorizzazione a proseguire l'attività da parte delle aziende, perché chi ha già presentato la domanda potrà cominciare a lavorare immediatamente in attesa degli esiti delle verifiche. Fino all'8 aprile le prefetture avevano ricevuto 105.727 comunicazioni di prosecuzione di attività da parte delle imprese: per 38.534 è ancora in corso l'istruttoria, mentre per 2.296 è stata decisa la sospensione.

È stato introdotto anche uno specifico obbligo, per le attività sospese, di comunicare al prefetto la necessità di far entrare nei locali aziendali il personale dipendente per svolgere attività di

vigilanza, di manutenzione, di pulizia e sanificazione. Lo stesso vale anche per accedere all'amministrazione nel caso in cui sia necessario gestire i pagamenti o nei magazzini per spedire merci giacenti o per ricevere forniture.

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