Il negoziato non decolla. Putin esclude il ritiro. E Biden è già scettico

Il Cremlino apre al tavolo ma non vuole rinunciare alle regioni annesse. Dubbi Usa

Il negoziato non decolla. Putin esclude il ritiro. E Biden è già scettico

New York. Dopo che Joe Biden ed Emmanuel Macron hanno affermato la loro apertura a parlare con Vladimir Putin, lo zar del Cremlino non ha chiuso la porta ai negoziati, sottolineando tuttavia che l'Occidente deve accettare le richieste di Mosca. Al termine dell'incontro con il presidente americano alla Casa Bianca, il leader francese, forse anche in vista della conferenza internazionale a Parigi il 13 dicembre per raccogliere aiuti per Kiev, ha detto di voler parlare con Putin nei prossimi giorni, convinto che «un negoziato sia ancora possibile». E lo stesso Biden ha ribadito di essere «pronto a parlare con lui se mostra segnali di volere cessare la guerra», pur precisando che «finora non lo ha fatto». E ieri il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale John Kirby ha detto che il Comandante in Capo «non ha intenzione di parlare con Putin ora», e spetta all'Ucraina decidere se e quando può essere negoziato un accordo.

Nel frattempo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha spiegato che il presidente russo «è sempre stato e rimane aperto a colloqui per assicurare gli interessi del suo Paese», e «Mosca considera la pacifica via diplomatica come la preferibile per raggiungere i suoi obiettivi». Ma per la Russia è impossibile accettare la condizione posta da Biden per le trattative, ossia che prima le loro truppe lascino il territorio ucraino. Inoltre gli Stati Uniti - ha chiarito Peskov - devono riconoscere come territorio della Federazione le regioni ucraine recentemente annesse.

Putin ha anche sentito al telefono il cancelliere tedesco Olaf Scholz, con il quale ha definito «distruttiva» la linea dei Paesi occidentali in Ucraina, accusandoli per le armi fornite all'esercito di Kiev. E i raid missilistici russi, ha continuato, sono stati «una risposta forzata e inevitabile agli attacchi provocatori ucraini contro le infrastrutture civili russe, tra cui il ponte di Crimea e impianti energetici». Scholz invece ha «condannato gli attacchi aerei di Mosca contro le infrastrutture civili in Ucraina, e ha sottolineato la determinazione della Germania a sostenere Kiev nel garantire la sua capacità di difesa». Ma ha anche chiesto a Putin che si trovi «il prima possibile una soluzione diplomatica, di cui è parte il ritiro delle truppe russe».

Intanto la Cnn ha riferito che gli Usa stanno valutando una drastica espansione dell'addestramento delle forze ucraine. Secondo diversi funzionari statunitensi, l'amministrazione di Joe Biden sta prendendo in considerazione pure di addestrare fino a 2.500 soldati al mese in una base Usa in Germania. Una proposta che se verrà adottata segnerebbe un aumento significativo non solo del numero di ucraini che gli Stati Uniti preparano (dall'inizio del conflitto sono stati solo poche migliaia), ma anche del tipo di formazione che ricevono. Nell'ambito del nuovo programma, infatti, gli Usa inizierebbero ad addestrare gruppi molto più numerosi su tattiche più sofisticate sul campo di battaglia, e a coordinare le manovre di fanteria con il supporto dell'artiglieria, un training «molto più intenso e completo» di quello che l'Ucraina ha ricevuto in Polonia o nel Regno Unito, secondo una fonte informata.

Inoltre, gli americani stanno lavorando con i Paesi del Medio Oriente per spostare alcuni dei loro sistemi di difesa aerea in Ucraina.

A rivelarlo è stato il Ceo di Raytheon Technologies, Greg Hayes, in un'intervista: «Ci sono Nasams schierati in tutto il Medio Oriente, e alcuni dei nostri alleati della Nato e noi stiamo effettivamente lavorando con un paio di nazioni che attualmente impiegano questi sistemi e cercano di indirizzarli verso l'Ucraina», ha detto, precisando che spostarli è più veloce che costruirli negli Stati Uniti.

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