Dopo i corsi fasulli per i poliziotti, ecco i progetti fasulli per la sicurezza e l'intelligence. Al centro di tutto c'è sempre lei, la Link Campus, l'ateneo privato caro al Movimento 5 Stelle, di cui ha svezzato per anni il gruppo dirigente, ma prima ancora solidamente agganciata al mondo del Pd romano e laziale. Finita al centro delle cronache internazionali sul Russiagate per la scomparsa del superteste Joseph Mifsud, che alla Link insegnava e abitava, in Italia l'università del vecchio ministro dc era già finita sotto inchiesta a Firenze per gli esami farsa che consentivano ai poliziotti iscritti al Siulp di laurearsi studiando poco o niente. E ora tocca alla Procura di Roma che fa partire una raffica di perquisizioni e avvisi di garanzia: quattordici indagati per frode fiscale, compreso il rettore, un po' di docenti e il potente direttore generale Pasquale Russo.
Se l'inchiesta della Procura di Firenze sollevava una serie di interrogativi sui reali rapporti tra la Link e il più grosso dei sindacati di polizia, la nuova indagine della magistratura capitolina fa un salto di qualità, perché entra nel terreno più delicato del milieu di rapporti dell'ateneo, dove si incrociano 007 di peso, agenzie di sicurezza, contractors. Per dare una idea: il presidente del Master in Intelligence & Security della Link è da un mese Umberto Saccone, ex capodivisione del Sismi e poi alla guida di quella sorta di servizio segreto privato che è la security di Eni.
Il bravo Saccone con i guai di ieri non ha nulla a che fare. Ma l'indagine della procura porta in un'altra direzione interessante: verso il Criss (Consortium for research on intelligence and security service, giusto per non tirarsela troppo), una agenzia in cui compaiono volti come quello di Gian Piero Spinelli, ovvero colui che durante la guerra del Golfo arruolava contractors e mercenari da affiancare alle truppe occidentali. Fu lui a spedire in Iraq i quattro italiani poi sequestrati dagli islamici: compreso Fabrizio Quattrocchi, ammazzato a sangue freddo dai rapitori. La Criss ha la sede nello stesso palazzo di SudgestAid, altra struttura in odore di «barbe finte» dove ha lavorato anche Elisabetta Trenta, grillina, ex ministro della Difesa, e titolare di appalti del ministero degli esteri per operare in zone calde qua e là per il pianeta. Indirizzo: Casale di San Pio V, a Roma. Medesimo indirizzo della Link.
Secondo l'indagine della Guardia di finanza, Link e Criss erano legati da contratti per la realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo sui temi della sicurezza globale. Il reale contenuto dei progetti è adesso allo studio delle «fiamme gialle», per capire se si trattasse di progetti effettivamente consistenti, o di contenitori vuoti come i corsi per i poliziotti del Siulp. Ma quello che secondo le indagini è già accertato è che pompando i contratti sono stai creati dei crediti di imposta fittizi, consentendo il rientro in nero di milioni di euro nelle casse delle due società. Almeno 15 milioni, secondo gli inquirenti, i costi gonfiati dei progetti Link-Criss.
Ma che fine hanno fatto i soldi? Sono rimasti nelle casse della Link, talmente esauste da avere chiesto il concordato preventivo per evitare il fallimento sull'onda di debiti ultramilionari con il fisco? O hanno preso altre strade, nel dedalo di partecipazioni incrociate e di società di servizi in cui è quasi impossibile orientarsi? Un altra domanda che si aggiunge alle tante che già aleggiano
sull'ateneo che fu l'ultimo domicilio conosciuto del povero Mifsud: mentre la Cia lo cercava in tutto il mondo lui era a Roma, in un appartamento della Link. E da lì è svanito verso un nulla da cui probabilmente non riapparirà più.
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