Togliete in fretta quei coperti in più. Al ristorante non si potrà mangiare in più di quattro, salvo congiunti. Anche in zona gialla. Anche in zona bianca. Esce fuori all'improvviso che quello che molti organi di informazione hanno dato per scontato - che cioè da ieri si potesse tornare alle tavolate numerose nei ristoranti - era una fake news. A chiarirlo è il ministero della Salute, che si rifà al Dpcm dello scorso 2 marzo, richiamato dal decreto legge 22 aprile e nella premessa delle linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali del 28 maggio. Ebbene, nessuna di queste fonti normative si incarica di abolire la regola del «massimo quattro» (salvo conviventi). Un mezzo pasticcio, con un chiarimento giunto in colpevole ritardo. E che fa arrabbiare ristoratori, governatori e consumatori. Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori, fa notare con un pizzico di sarcasmo l'errore: «Era ora che il ministero smentisse. Certo sarebbe stato utile una più pronta smentita per evitare che quella che era chiaramente una leggenda metropolitana apparisse per tre giorni su tutti i mass media, dai quotidiani ai telegiornali. Anche il Governo farebbe bene ad aggiornare in tempo reale le Faq». L'unico che non sembra dispiaciuto è il virologo Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale di Milano, che trova utile farci sapere che «queste aperture sono necessarie e sono possibili ma io ritoengo di fare le cose con attenzione e continuerò ad andare al ristorante solo all'aperto». Contento lui.
E poi ci sono i pasticci locali. Come quello della Sardegna, regione che in fatto di Covid si è spesso distinta dal resto del Paese. Tra le prime regioni a meritarsi la zona bianca (con Molise e Friuli-Venezia Giulia), l'isola non sembra comunque trovare pace. Mentre i ristoratori godevano della possibilità di ospitare i clienti anche al chiuso e senza limiti di orario dettati dal coprifuoco là guià sbianchettato, ci ha pensato il governatore Christian Solinas ad agitarli, con un'ordinanza che fissa i criteri per ospitare in sicurezza i clienti: «Una persona ogni 20 metri cubi d'aria e un tasso di ricambio dell'aria non inferiore a 0,5». Ed ecco i camerieri trasformati in geometri e fisici, alle prese con calcoli più complicati della preparazione di un buon porceddu. «Solinas è qui vicino, venga a mangiare da me e mi dica come fare», ironizza Cristiano Aresu, titolare di un ristorante accanto al consiglio regionale nel centro di Cagliari.
E a proposito di libertà riconquistata o da riconquistare, sono già sette i Paesi europei che hanno iniziato a emettere i green pass in formato digitale sulla piattaforma Gateway approntata da Bruxelles e in funzione da ieri: si tratta di Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Grecia, Croazia e Polonia, mentre altri tre Paesi sono già collegati. «Con il certificato, vogliamo aiutare le persone a muoversi liberamente in tempi di pandemia», ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, rassicurando sul fatto che il certificato non sarà discriminatorio, perché «l'Ue è inclusiva». Inclusivi sì ma fino a un certo punto: l'utilizzo del pass varierà di Stato in Stato perché il Consiglio Ue può solo raccomandare, non imporre.
Di certo si sa che dal 1° luglio chi viaggerà all'interno dell'Ue sarà esentato da test e quarantene se potrà dimostrare di essere immune perché vaccinato completamente da almeno quattordici giorni (entrambe le dosi di Pfizer, Moderna e Astrazeneca, una sola di Jannsen), oppure guarito dal Covid-19 negli ultimi sei mesi. Molti Paesi potrtebbero dare via libera anche ai vaccinati con solo una dose. Gli altri dovranno sottoporsi a test molecolare nelle ultime 72 ore o rapido nelle ultime 48.
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