Sara Penco, restauratrice e appassionata d'arte, decodifica il messaggio celato nella Cappella Sistina, svelando il tassello mancante del puzzle: la presenza di Maria Maddalena al fianco del Cristo Redentore. Nel libro Maria Maddalena nel Giudizio di Michelangelo, (Scripta Maneant, pp. 240 49,00), presentato in anteprima alla Fiera del libro di Francoforte, Sara Penco identifica per la prima volta la figura della santa nella donna che bacia il crocifisso, all'estremo margine destro della parete. Questa ipotesi, frutto di una scrupolosa indagine scientifica, è destinata a far discutere il mondo dell'arte e non solo.
Dove e come ha avuto origine la sua indagine?
«È mai possibile che la figura dell'Apostola degli Apostoli, la prima evangelizzatrice, non sia presente nell'affresco che accoglie i fedeli per ricevere la Comunione? Ogni ragionamento attinge dallo studio di fonti attendibili: i Vangeli, gli scritti di esperti d'arte e teologi, ma anche le parole di Papa Francesco. I continui rimandi bibliografici e le straordinarie immagini della casa editrice, a corredo del volume, fanno di questo libro un punto di partenza per dare vita ad un confronto su temi di profonda attualità: ad esempio sul ruolo della donna nella società e nella Chiesa e sul tema del diaconato al femminile».
Perché questa ipotesi non è mai stata presa in considerazione prima d'ora?
«Cartesio scrisse: il dubbio è all'origine della conoscenza. Ritengo che occorra sempre ragionare nell'ottica che la conoscenza vada alimentata ed incrementata attraverso il ragionamento ed il confronto. Questo studio, rappresenta il nostro contributo all'arte profuso per amore della conoscenza».
Perché Michelangelo scelse di posizionare la Maria Maddalena in uno spazio tanto angusto, lontano dai riflettori?
«È una perfetta armonia compositiva e simbolica. Sebbene relegata al margine destro Maria Maddalena è raffigurata a figura intera, è bionda ed è completamente vestita di giallo simbolo della capacità di discernimento che conduce alla salvezza. La santa sorge al fianco del porta croce che nel mio studio identifico nel Cristo Redentore: egli solleva un'imponente croce, perfettamente speculare a quella che si trova nella lunetta in altro a sinistra. La croce è simbolo per eccellenza della fede cristiana e sorgente di speranza».
Qual è il messaggio celato nel Giudizio Universale, incarnato dalla Maria Maddalena?
«Da un lato è rappresentata la violenta sconfitta contro il male e, dall'altro, il monito per l'umanità e l'esortazione a riflettere (prima che sia troppo tardi); poiché c'è ancora tempo per salvarsi e la via è quella di seguire l'esempio di Maria Maddalena, che è rimasta salda nella fede in Cristo tanto da diventare un esempio di rettitudine perfino per gli Apostoli. Il messaggio di fede incarnato dalla Maddalena trova la massima espressione nell'accettazione della Croce quale simbolo per eccellenza della fede, che comporta il fatto di affrontare le sofferenze come prove da superare per essere accolti nel Regno dei Cieli».
Cosa spinse Michelangelo a realizzare Il Giudizio Universale?
«In principio Michelangelo non voleva accettare l'incarico di affrescare il Giudizio. Era ormai anziano e fortemente provato dalle continue e pressanti richieste della committenza ed anche dalla stremante ricerca di quella identità spirituale che tanto lo tormentava. Nel volume interpreto lo stato d'animo di Michelangelo e descrivo una serie di motivazioni che, dal mio punto di vista, possono aver persuaso Buonarroti a cimentarsi in una vera e propria missione: palesare il messaggio di evangelizzazione, ma anche di condanna per la corruzione e l'esortazione al rinnovamento della Chiesa basato su ideali puri».
La sua indagine fonda i presupposti su un metodo di studio che, nel frattempo, ha ottenuto la concessione dal Ministero per lo Sviluppo Economico di brevetto per metodo chiamato Smarticon. In che cosa consiste e come potrebbe essere utilizzato nel mondo dell'arte?
«Il brevetto Smarticon è il mio contributo alla cultura. Smarticon significa immagine intelligente, perché consente di indagare l'opera d'arte partendo dal riconoscimento degli attributi iconografici che la caratterizzano per poi proseguire con il recupero di tutte le informazioni utili all'identificazione del soggetto raffigurato, una sorta di identikit dell'opera stessa. (www.sapereproject.com)».
Che impatto avrà la sua scoperta sul ruolo delle donne nella chiesa ma anche nella società?
«L'esempio di Papa Francesco esorta al rispetto delle donne come autentiche evangelizzatrici, salde nella fede ancor più degli uomini.
Ma suppongo di interpretare il desiderio di tutte nell'affermare che basterebbe il rispetto dei ruoli inteso come paritetico e complementare; per usare le parole di Michelangelo: per rendere il mondo un posto migliore dove vivere!».
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