Luciano Assin, milanese di nascita, 66 anni, vive nel kibbutz di Sasa, in Alta Galilea, a un passo dal confine con il Libano. I conflitti dal 1982 li ha visti tutti e risponde, via telefono al Giornale, con calma olimpica.
Come vive la nuova guerra?
«Questa è peggiore delle altre. Prima di tutto per le perdite. Se parliamo di 11 settembre israeliano abbiamo avuto più di mille vittime in un Paese di 10 milioni di abitanti. In proporzione sarebbero 10-12mila morti in un solo giorno in Italia».
In uno dei kibbutz attaccati da Gaza hanno decapitato dei neonati. Immaginava tanto orrore?
«Basta guardare i canali Telegram palestinesi per rendersi conto di questa realtà orrenda. È inconcepibile per il mondo occidentale, ma purtroppo fa parte del Medio Oriente. Non è molto diverso dalle nefandezze dell'Isis».
Cosa si aspetta?
«Questa è una manovra sicuramente coordinata. Teheran è il regista e gli attori sono Hamas ed Hezbollah. Vuol dire che esiste una seria possibilità che si apra un secondo fronte al nord, al confine con il Libano».
Teme anche altri fronti?
«In Siria vicino al confine con il Golan esiste una forza paramilitare addestrata da Hezbollah con l'arsenale che arriva direttamente dall'Iran».
Negli ultimi due giorni ci sono stati lanci di razzi e infiltrazioni dal Libano. Peggiorerà?
«Sono le prove generali. Serve a tastare la reazione israeliana. Scaramucce da cui Hezbollah prende le distanze dicendo che sono palestinesi, ma li fanno passare».
I caschi blu non dovrebbero fare da cuscinetto?
«Nel settore ovest, da dove sono arrivati i terroristi intercettati, ci sono proprio i caschi blu italiani. È una presenza di facciata. Anche se passasse davanti al naso una colonna piena di armi per Hezbollah non sarebbero in grado di fermarla e requisire tutto. Questa volta Hezbollah punterà a un'invasione. Da tempo hanno scavato gallerie per penetrare con forze di terra come dalla Striscia di Gaza. Israele, come deterrente, ha già chiarito che reagirà attaccando tutto il Libano».
Come vi preparate al peggio?
«Superata una determinata soglia di allarme scatta l'evacuazione di donne, bambini e anziani. In linea d'aria siamo ad un chilometro e mezzo dal confine. Abbiamo una forza di pronto intervento, ma ci si difende in attesa che arrivino i rinforzi dell'esercito».
Con Gaza cosa bisogna fare?
«L'opinione pubblica è convinta che bisogna arrivare al ko. Ovvero alla conquista completa della striscia di Gaza tagliando la testa del vertice di Hamas».
E gli
ostaggi israeliani?«Sono l'assicurazione sulla vita di Hamas. Forse ci sarà un accordo simbolico per uno scambio di donne e bambini con le recluse palestinesi. Ma non esiste alternativa all'operazione via terra».
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