Dal missile "spaziale" al mega siluro atomico: ecco le armi segrete minacciate da Putin (e la risposta degli Usa)

Nell'arsenale di Mosca almeno quattro ordigni strategici nucleari studiati per colpire in territorio nemico. Ma il Pentagono ha sviluppato un microchip per indirizzare le testate al millimetro e trasformare l'esplosione in una reazione a catena.

Dal missile "spaziale" al mega siluro atomico: ecco le armi segrete minacciate da Putin (e la risposta degli Usa)

Le superoruzhie, le super armi che secondo Vladimir Putin «nessuno dei nostri avversari ancora possiede», esistono veramente. E non sono più un segreto. La loro esistenza è stata svelata nel marzo 2018 durante un discorso al Parlamento dello stesso presidente russo. Almeno quattro di quelle superoruzhie sono armi strategiche, ovvero armi dell'apocalisse studiate per colpire il nemico non sul campo di battaglia, ma sul suo stesso territorio infliggendogli un devastante olocausto nucleare. Resta da vedere però se il complesso industriale e militare russo - costretto a tirar la cinghia dopo le sanzioni del 2014 e quelle più recenti sia in grado di passare dalla sperimentazione alla produzione in serie. Un limite ben evidente sul fronte ucraino dove non s'è visto un solo «T 14 Armata», il carro armato di ultima generazione gioiello della tecnologia russa. Un fronte dove peraltro continuano a venir centellinate sia le bombe intelligenti, sia i missili ipersonici Kinzhal, l'unica arma «tattica» presente nel pacchetto di superoruzhie del 2018. Una differenza non da poco rispetto al complesso militar-industriale degli Usa capace di passare in tempi assai più brevi dai prototipi alla produzione in serie.

La più insidiosa, esclusiva e avveniristica, delle quattro armi strategiche che «nessun altro ancora possiede» è sicuramente il «Burevestnik», un missile da crociera a propulsione nucleare armato di testata atomica. Un'arma unica, capace non solo di volare raso terra evitando qualsiasi ostacolo, al pari di ogni missile da crociera, ma anche di restare in volo per giorni, o addirittura settimane, grazie ad reattore miniaturizzato che gli conferisce autonomia praticamente illimitata. Proprio queste caratteristiche gli sono valse l'appellativo Nato di «Skyfall», ovvero di «caduto dal cielo». Un appellativo che ben rende l'insidiosità di un missile non intercettabile, capace - grazie alla sua autonomia - di puntare sugli Usa seguendo una rotta antartica che gli consentirebbe di dribblare le difese missilistiche. Ma il prodigioso Burevestnik rischia di non diventare mai operativo. All'origine dei suoi guai c'è il grave incidente del 9 agosto 2019. Quel giorno l'esplosione di un esemplare prototipo nel poligono di Nyonoksa causò la morte di cinque scienziati e una consistente perdita radioattiva. Un incidente connesso, si dice, ai rischi insiti nella miniaturizzazione dei reattori nucleari. Rischi che fin dagli anni 50 spinsero gli scienziati americani ad abbandonare lo studio dei missili a propulsione atomica. Studi in cui hanno continuato ad investire senza troppe remore, invece, i ricercatori sovietici seguiti da quelli russi.

E infatti nella lista delle superoruzhie non manca «Poseidon», un super drone sottomarino, dotato di testata da 100 megatoni, mosso da un propulsore nucleare. Una devastante torpedo foriera di uno scontro nucleare da apocalisse. Una volta messo in mare dalle coste settentrionali o da quelle dell'Artico il drone subacqueo potrebbe muovere sia verso l'Atlantico che il Pacifico. E da lì puntare su una metropoli costiera come New York o Los Angeles infliggendole un olocausto nucleare seguito da un devastante tsunami. Meno misterioso, ma altrettanto minaccioso per le difese missilistiche americane è l'Avangarde, un missile dalle forme di navetta spaziale capace di raggiungere i limiti dell'atmosfera in groppa ad un missile intercontinentale e da lì planare sul bersaglio a 10/11mila chilometri all'ora. Un progetto che - a differenza di Poseidon e Skyfall - è già operativo e punta sull'entrata in servizio, entro il 2027, di una ventina di esemplari. Alle super armi svelate fin dal 2018 s'aggiunge il Tsirkon, un missile ipersonico anti-nave capace di raggiunge il limite dell'atmosfera e da lì scendere lungo una traiettoria semi-balistica centrando il bersaglio ad una velocità pari a nove volte quella del suono. Ma le superoruzhie per quanto terrificanti e minacciose sono anche il sintomo della preoccupazione con cui i vertici militari russi guardano, fin dai tempi dell'Unione Sovietica, alla superiorità tecnologica americana. Una superiorità che nei timori dei generali russi potrebbe consentire al Pentagono di eliminare in un'unica sortita tutte le testate strategiche di Mosca e i suoi centri di comando. Un timore fattosi più concreto da quando il Pentagono ha impiantato su tutte le testate nucleari un nuovo e sofisticato sensore.

Un congegno capace grazie ai suoi microchip di indirizzare le testate con millimetrica precisione e, al tempo stesso, individuare il momento capace di trasformare l'esplosione nucleare in una reazione a catena capace di far implodere gli arsenali strategici di Mosca. Vanificando così quel temuto «secondo colpo» capace di trasformare in apocalisse qualsiasi scontro nucleare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica