"Nessun volto di candidati sui manifesti". Il diktat di Conte per favorire il suo listino

L'ex premier ha imposto soltanto nomi e simbolo da affiggere sui cartelloni. L'ira dei suoi: mossa per aiutare quelli cooptati dal leader come Tridico e Morace

"Nessun volto di candidati sui manifesti". Il diktat di Conte per favorire il suo listino
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Chi è vicino a Giuseppe Conte dice che si tratta di «educazione civica». Che «non bisogna sporcare le città con le affissioni selvagge». Ma dentro il M5s c'è chi pensa che il no del leader ai manifesti con il volto dei candidati sia soltanto «un modo per favorire quelli del suo listino». Tutti uguali, dunque. Ma c'è qualcuno che è più uguale degli altri. È questo il succo dell'ultima polemica. Tutto comincia lunedì scorso. Conte riunisce a Roma tutti gli aspiranti europarlamentari. Poi il diktat, confermato a Il Giornale da uno dei presenti alla riunione. «In ogni comune occuperemo solo gli spazi dedicati alle affissioni elettorali. Ci saranno due tipi di manifesti: uno con tutti i nomi dei candidati nella circoscrizione e l'altro con il simbolo del M5s. Perciò non ci sarà spazio per la propaganda dei singoli candidati», spiega un grillino in corsa per un seggio al Parlamento europeo. Permessi i santini elettorali. Anche questi imposti da Roma. Ai candidati è stato consegnato un format con il layout da usare e a tutti lunedì è stata scattata una «foto ufficiale». Il faccione degli aspiranti eurodeputati comparirà anche sui social. Ma non sui muri delle città italiane. L'input di Conte è di puntare sul digitale e sul porta a porta nei mercati e nelle piazze con appositi gazebo. Ma, dopo l'imposizione di un listino di dieci candidati calati dall'alto, la scelta del leader fa discutere dentro il M5s. Esterni contro ex parlamentari e eurodeputati uscenti. Uomini del listino-Conte versus candidati vincenti alle europarlamentarie. Anche a Roma deputati e senatori mugugnano sul neo «centralismo democratico» contiano.

Conte non dovrebbe apparire sui manifesti elettorali dei Cinque Stelle. Ma lancia la campagna elettorale con lo slogan «L'Italia che conta». Spara a zero sulla Meloni che «ci porta alla soglia della Terza Guerra Mondiale». Ma il vero obiettivo è eleggere tutti i suoi uomini. Soprattutto i personaggi della società civile cooptati direttamente dall'ex avvocato del popolo italiano. Pasquale Tridico, innanzitutto. Ma anche Carolina Morace. Al Sud per l'ex presidente dell'Inps la concorrenza è agguerrita. Perciò i critici pensano che limitare l'esposizione dei candidati serva a trainare i capilista e i volti più vicini a Conte. Depotenziando, di fatto, la competizione interna. Infatti non tutti si stanno adeguando al diktat del presidente del M5s. «In Sicilia stanno facendo quello che vogliono», racconta un esponente pentastellato. Ma non solo: al Sud sono stati avvistati dei poster giganti dell'ex deputata pugliese Valentina Palmisano, con tanto di faccione e slogan personalizzato: «Energia donna». La speranza ai piani alti del M5s è che il liberi tutti si fermi una volta arrivati i materiali ufficiali voluti da Conte.

E poi c'è la capolista al Nord Ovest Maria Angela Danzì, europarlamentare uscente che sta distribuendo un libretto di propaganda con all'interno tutti i dettagli della sua attività in Europa. Pochi manifesti, tante polemiche.

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