Da New York a Palermo Il ritorno dei «padrini»

Blitz internazionale: 19 arresti. Stoppato il rientro a casa dei clan Inzerillo e Gambino

Valentina Raffa

Erano stati costretti all'esilio nella Grande Mela da Totò Riina. Il capo dei capi con i suoi viddani corleonesi aveva conquistato Palermo lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue tra i nemici, come Stefano Bontade, Totuccio, Pietro e Antonio Inzerillo in quella che è nota come seconda guerra di mafia degli anni 80. Un legame con la Sicilia che non si è mai spezzato, e dagli Stati Uniti, dove i superstiti del clan Inzerillo, avevano trovato alleati i Gambino, c'era stato negli anni un ritorno a casa di alcuni esponenti di spicco della famiglia a Passo di Rigano, la loro storica roccaforte. «Gli amici tieniteli stretti ma i nemici ancora di più» dalla fiction alla realtà il passo è breve e l'aforisma di Michael Corleone nella saga de Il Padrino era stato applicato con successo sin dai primi anni Duemila, quando erano state ricostituite le fila della «famiglia», anche grazie al ritrovato equilibrio con la fazione criminale nemica.

Del resto, come sosteneva il boss Salvatore Lo Piccolo nel tentativo di perorare la causa degli «scappati», tra gli avversari i vecchi avevano lasciato il posto ai giovani, quanto valeva renderseli fedeli. Bernardo Provenzano non prese mai una posizione in merito, e gli Inzerillo, con le palate di soldi che avevano fatto negli Usa, erano tornati in Sicilia.

Gli investigatori hanno scoperto il forte legame tra Cosa Nostra palermitana e la criminalità organizzata statunitense, in particolare la potente Gambino Crime Family di New York, e ieri è scattata l'operazione «New collection» che, tra la Sicilia e gli Stati Uniti, ha visto impegnati più di 200 uomini della Squadra mobile di Palermo, dello Sco e dell'FBI di New York per eseguire arresti disposti dalla Dda di Palermo.

Sono 19 i boss e gregari del mandamento mafioso di Passo di Rigano finiti in manette, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso e altro. Tra loro c'è Francesco Inzerillo detto «Franco 'u truttaturi», e Tommaso, rispettivamente fratello e cugino di Totuccio, ucciso nel 1981 per volere di Riina. «Ora vediamo, ora con questa morte». Tommaso, riferendosi alla morte di Riina, pensa a una svolta e davvero a Palermo era in contatto con Settimo Mineo, che stava ricostituendo la nuova Cupola, stroncata dai carabinieri. Ma gli Inzerillo la pensavano così: «Appena li arrestano, parlano» ed era vero. Così avevano mantenuto un profilo basso, con Francesco che se ne stava nel negozio di famiglia anche se il mandamento aveva forte capacità persuasiva sull'economia locale.

Tra gli arrestati c'è anche il

sindaco di Torretta (Palermo), Salvatore Gambino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. È anche stato effettuato sequestro preventivo tra beni mobili, immobili e quote societarie per circa 3 milioni di euro.

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