Niger, arrestati altri ministri. E Mosca "sconfessa" il golpe

La giunta evoca "un intervento francese" e impone nuovi fermi. Nel Paese quasi 100 italiani: "C'è paura"

Niger, arrestati altri ministri. E Mosca "sconfessa" il golpe
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«La tensione resta alta, ogni tanto parte un corteo, i manifestanti urlano slogan contro questo o quel paese, si sentono grida, spari isolati», raccontano dall'albergo di Niamey due italiani rimasti bloccati dal golpe in Niger. Un pilota e un motorista che si occupano della manutenzione degli elicotteri delle società petrolifere per una ditta del Lazio. «Domenica la situazione era molto più caotica con più gente in strada. Ora si è un po' calmato tutto. Ma abbiamo ancora paura», raccontano gli italiani che hanno già lavorato in zone ad alta tensione. Uno è della provincia di Roma e l'altro di Frosinone e per motivi di sicurezza meglio non scrivere i loro nomi: «Qui sparano e c'è stato consigliato di tenerci lontani dalle finestre». La Farnesina li ha chiamati e rimane in contatto con meno di 100 italiani, in gran parte religiosi o cooperanti, che si trovano in Niger. In caso di necessità è già pronto un piano di evacuazione. La premier Giorgia Meloni ha riunito a Palazzo Chigi i ministri degli Esteri Antonio Tajani e della Difesa Guido Crosetto e i vertici dell'intelligence per affrontare la delicata situazione. «L'Italia vuole privilegiare la soluzione diplomatica», ha ribadito Tajani. E Crosetto, ha dichiarato che un intervento di «europei bianchi» avrebbe «effetti deflagranti». In Niger «il compito dell'Occidente non è buttare benzina, ma acqua sul fuoco. Di tutto c'è bisogno tranne che di un'altra guerra».

I golpisti stanno arrestando i ministri fedeli al presidente deposto paventando «massacri e caos» se scattasse un intervento militare straniero. Secondo la giunta che ha preso il potere la Francia starebbe preparando attacchi aerei sul palazzo presidenziale in mano ai militari con il via libera del premier ad interim, Hassoumi Massaoudoue e il capo di Stato maggiore dell'Esercito, Midou Guirey, ancora fedeli al leader deposto Mohammed Bazoum. Il primo ministro era stato sorpreso dal golpe in missione a Roma. Domani si riuniranno i capi di stato maggiore della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas), che domenica avevano lanciato l'ultimatum di una settimana per liberare Bazoum altrimenti non escludevano un intervento militare. Ieri il presidente eletto è comparso per la prima volta in foto, sorridente e apparentemente sereno, assieme al leader del vicino Ciad che sta cercando di trovare una via d'uscita negoziale.

A Niamey i golpisti hanno arrestato 180 persone legate al partito di Bazoum, compresi quattro membri del governo. In manette è finito anche il ministro del petrolio Mahamane Sani Mahamadou, figlio dell'influente ex presidente Mahamadou, che starebbe negoziando con i militari. Proprio lui aveva messo a capo della Guardia presidenziale, responsabile del golpe, il generale Abdourahamane Tchiani, autoproclamato leader della giunta che ha in mano il paese.

Come rappresaglia allo stop degli aiuti da parte di Parigi (120 milioni di euro l'anno), di Berlino e dell'Unione europea i golpisti hanno interrotto l'esportazione di oro e uranio verso la Francia. Oltre il 50 per cento dell'uranio estratto viene utilizzato per alimentare le centrali nucleari francesi.

Anche la Russia si dice «favorevole» al «rapido ripristino dello stato di diritto» in Niger e «alla moderazione di tutte le parti in modo che non ci siano vittime». Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha pure specificato che «non va posta sulla stessa linea» la posizione di Mosca con quella del leader del gruppo Wagner, Yevgeni Prigozhin, sostenitore dei golpisti. Probabilmente un gioco delle parti, che preoccupa l'Europa e la Nato. Uno dei pericoli è l'alleanza delle forze golpiste in Mali, Burkina Faso, già schierati con i russi e Niger. Tre Paesi confinanti nell'area strategica del Sahel.

Un motivo in più di cautela per l'Italia, che punta sul Niger per contrastare il traffico di migranti e sviluppare il futuro piano Mattei.

«Ci auguriamo che si possa ripristinare la democrazia con il presidente eletto Bazoum, che sosteniamo - ha dichiarato Tajani - E che non ci siano interventi armati». Il ministro degli Esteri confida che «la situazione si possa risolvere con un accordo generale al quale sta lavorando l'Italia per evitare uno spargimento di sangue».

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