Dal no al forse. Così la Chiesa apre al miracolo di Medjugorje

Qualche giorno fa, sull'aereo che lo riportava in Vaticano da Sarajevo, il Papa ha parlato di un pronunciamento entro fine mese

«Proposta articolata». Con queste parole il cardinale Camillo Ruini ha sintetizzato il lavoro della Commissione su Medjugorje voluta da Benedetto XVI nel 2010 e da lui presieduta. Decodificare il linguaggio dei principi della Chiesa è impresa ardua, tanto più su un argomento delicato come le «apparizioni» della Madonna ai «veggenti» del villaggio della ex Jugoslavia. La relazione è da un anno e mezzo all'esame della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma il giudizio definitivo spetta a Papa Francesco. Che, qualche giorno fa, sull'aereo che lo riportava in Vaticano da Sarajevo, ha parlato di un pronunciamento entro fine mese. L'attesa sale: la Chiesa riconosce o no quelle «apparizioni»?

L'interrogativo dura da 34 anni, durante i quali, Medjugorje è diventato fenomeno di massa. Nelle gerarchie finora era sembrata prevalere una prudenza al limite dello scetticismo. Nel '91 i vescovi slavi avevano negato «apparizioni o rivelazioni soprannaturali».

Nel 2013 il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto dell'ex Sant'Uffizio, aveva diramato una lettera nella quale diffidava chierici e fedeli a partecipare a manifestazioni «in cui la credibilità di queste “apparizioni” venga data per certa». Parlando di «relazione articolata», Ruini accredita un orientamento più possibilista. In molti sperano che a quelle «apparizioni» si possano togliere le virgolette.

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