Voleva sfondare il cordone di polizia per arrivare a Montecitorio. Daspo al leader di Forza Nuova Giuliano Castellino, 43 anni, sorvegliato speciale, fra gli organizzatori delle manifestazioni non autorizzate contro il green pass del 24 luglio, 14 e 28 agosto a piazza del Popolo. Per 5 anni Castellino non potrà assistere alle partite della «magica» Roma, la sua squadra del cuore, tantomeno ad alcun evento sportivo, pena il carcere (da uno a tre anni) e multe dai 10mila ai 40mila euro. Durante i match Castellino dovrà presentarsi per due volte in commissariato. La decisione del questore di Roma al termine di un'inchiesta della Digos sugli scontri avvenuti nella capitale durante le proteste. I filmati, analizzati dagli agenti della Divisione anticrimine, «inchiodano» l'esponente politico famoso per aver coniato lo slogan «giornalisti terroristi» durante un raduno al Circo Massimo, seguito dal lancio di bottiglie e bombe carta contro cronisti e poliziotti.
Il Daspo «fuori contesto», provvedimento che lo allontana dagli stadi, provocato da azioni estranee allo sport, è il terzo «conquistato» da Castellino. Il primo Daspo risale al 2017, di un anno, il secondo, dicembre 2018, di due anni. L'esponente dell'estrema destra capitolina è anche un sorvegliato speciale, protagonista di vari fatti violenti, con l'obbligo di soggiorno. Dunque non avrebbe potuto partecipare e organizzare alcuna manifestazione, senza autorizzazione della questura. Sul provvedimento si sottolinea che «il soggetto ha preso parte alle iniziative anche incitando ad assumere un atteggiamento di ribellione rispetto alle restrizioni varate dal governo. Il 28 agosto Castellino, nel fronteggiare i reparti antisommossa a protezione di via del Corso, con l'obiettivo di sfondare lo sbarramento e raggiungere Parlamento e Palazzo Chigi, ha incitato i manifestanti ed è venuto a contatto con gli agenti, reiterando offese e violenze, come in precedenza». Un profilo «pericoloso», più volte denunciato per il reato di istigazione a disubbidire le leggi.
Castellino, oltre a essere accusato di aver preso parte al pestaggio di un cronista e di un fotografo de L'espresso a San Lorenzo durante la commemorazione di Acca Larenzia nel 2019, è finito in manette perché trovato con un etto di cocaina sul suo scooter (uso personale per il giudice) e di aver truffato il Ssn per 1,3 milioni di euro falsificando le ricette dei mutuati celiaci.
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