Il paladino Lgbt e la dem pro-Palestina. Ecco chi c'è dietro lo striscione anti Fontana

Alessandro Zan, paladino dei diritti Lgbtq, e Rachele Scarpa, dem pro-Palestina contro Israele: ecco chi reggeva lo striscione alla Camera

Il paladino Lgbt e la dem pro-Palestina. Ecco chi c'è dietro lo striscione anti Fontana

La sinistra non perde occasione per mostrare la sua vera natura e l'ha dimostrato ancora una volta durante le votazioni per l'elezione del presidente della Camera. Alla quarta votazione, a prendere più voti è stato Lorenzo Fontana, esponente della Lega, fortemente osteggiato dalla sinistra che ha ben pensato di realizzare uno striscione contro Lorenzo Fontana. Dietro questo striscione c'erano esponenti del Pd: Alessandro Zan e Rachele Scarpa. Lui è uno degli esponenti anziani del Partito democratico, lei è una delle nuove leve, una degli under 30 che ha maggiormente messo in imbarazzo il partito nelle prime settimane di campagna elettorale, tanto che c'era chi ne chiedeva l'esclusione dalle liste, che poi non è avvenuta.

Si era chiesta distensione, si era chiesta collaborazione, ma il Pd come al solito si conferma partito poco democratico, a meno che non siano loro ad avere in mano il pallino della questione. "No a un presidente omofobo pro Putin", si è letto nello striscione, prima che i commessi provvedessero alla sua eliminazione. Di Alessandro Zan si sa già tanto, soprattutto delle sue battaglie ideologiche per far passare il ddl a suo nome sul mondo Lgbtq senza alcun margine di discussione. Ma di Rachele Scarpa, che si è presentata alla Camera per la prima volta con questo atto dimostrativo, non tutti conoscono il passato. Rachele Scarpa fino a pochi fa si è distinta per frasi contro lo Stato di Israele quanto meno discutibili.

Diceva che "chi si ostina a parlare del 'diritto di Israele di difendersi' si rifiuta di cogliere la gravità e la complessità della situazione" e invitava a informarsi su "canali di informazione indipendente" da lei indicati: Giovani palestinesi d'Italia e Progetto Palestina. Anche solo così, a un primo sguardo, ci vuole coraggio a definirli "indipendenti". E in un post (cancellato quando si alzò il polverone) disse di essere intervenuta "a nome del Partito democratico" in una manifestazione a favore della Palestina, criticando addirittura Letta per aver partecipato a una manifestazione a favore di Israele.

Ma c'è di più, perché della junior del Pd, evidentemente cresciuta a pane e ideologia senza aver mai toccato con mano la realtà, poco prima delle elezioni emerse un'altra perla: "Dobbiamo interrompere quel circolo vizioso per cui il lavoro è l'unico mezzo di sostentamento per le persone". Cercò una coraggiosa arrampicata di specchi con la solita scusa dell'aver estrapolato pochi secondi di un video più lungo. Ma le parole non hanno bisogno di interpretazione.

E se queste sono le premesse, ossia atteggiamenti che non si discostano ma, anzi, appaiono perfettamente sovrapponibili a quelli dei centri sociali, è chiara quale sarà la linea del Pd di questa legislatura. Fortunatamente da trascorrere all'opposizione.

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