La chiusura, adesso, sarebbe totale: nessuna concessione dopo i due mandati e niente deroghe sulla rotazione. Alla faccia delle discussioni interne e delle vecchie battute. In passato, infatti, pare che Beppe Grillo ci avesse pure scherzato su. "Bèlin, guadagnerete anche di più...", avrebbe ironizzato il comico con alcuni parlamentari M5S, ipotizzando una loro candidatura in Europa alla fine dell'esperienza alla Camera o al Senato. Invece, niente da fare. Secondo quanto apprende l'Adnkronos, infatti, il fondatore dei 5S ora si sarebbe detto contrario anche a quel principio di rotazione, aggiungendo questo suo niet a quello già noto sulla regola dei due mandati.
"In realtà non è mai stato realmente convinto, e ora sulla regola dei due mandati è fermo, granitico. Grillo non vuole nessuna deroga, nella maniera più assoluta", hanno riferito fonti riportate dall'agenzia di stampa. Dopo le interlocuzioni avute con lo stesso Giuseppe Conte e con i gruppi parlamentari M5S, il garante pentastellato avrebbe optato per la linea dell'intransigenza: dopo due turni, fine dei giochi. E nessuna possibilità di ricollocazione in Regione o all'Europarlamento. Nelle scorse settimane, sempre secondo quanto si apprende, il comico genovese avrebbe sgombrato il campo dalle troppe elucubrazioni sull'argomento, spiegando che sul limite dei due mandati non sarebbe stata necessaria nemmeno una consultazione interna. "È un valore fondativo", avrebbe spiegato ai suoi.
Ora, piuttosto, Grillo preferirebbe puntare sulla scuola di formazione del M5S (quella di Conte, per il momento, si è arenata) per reclutare nuovi aspiranti candidati e condividere con questi ultimi l'esperienza maturata dai "veterani". Ma al di là delle prese di posizione formali, in molti sono convinti che il nodo terzo mandato non sia stato ancora sciolto del tutto. Tra i big del Movimento circolerebbe infatti la speranza che, alla fine, Grillo e Conte trovino un accordo su una "micro-deroga" da concedere a pochi fortunati, "nell'ordine di 4 o 5 persone al massimo", ritenuti degni di proseguire il percorso politico con il bonus di un'ulteriore candidatura.
Sul punto, però, non ci sono certezze e al momento la linea del garante pentastellato appare difficilmente malleabile. Nel caos 5S si inserisce poi l'incognita delle "parlamentarie", ovvero la selezione dal basso che da sempre ha contraddistinto le candidature grilline. "Sarà complicato metterle in piedi", riferiscono alcune fonti 5S, alludendo ai tempi ristretti che separano dal voto. Le regole del Movimento, peraltro, prevedono che per prendere parte alle parlamentarie gli aspiranti deputati e senatori presentino il certificato penale, il certificato dei carichi pendenti e il 335 c.p.p. ma solo se a conoscenza di indagini o procedimenti penali a carico.
"Documenti difficili da tirare fuori nel mese di agosto. Si potrebbe chiedere il voto della rete sulle liste per fare in fretta e ovviare. Certo, un bel casino...", osserva all'Adnkronos un big pentastellato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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