Caro direttore
Come ha ben evidenziato Il Giornale con la sua inchiesta sul Sud nei confronti del Mezzogiorno, l'antico vizio dell'assistenzialismo è duro a morire: come è purtroppo accaduto per decenni, anche oggi chi governa sta rinunciando a una seria politica di sviluppo autonomo, a una politica industriale competitiva o a investimenti sul capitale umano, preferendo l'illusione di un reddito di cittadinanza pensato male e costruito peggio.
Il paradosso è che lo Stato nel Mezzogiorno non spende di più che nel Centro-Nord, spende peggio. Se consideriamo l'intera spesa pubblica, al netto degli interessi sul debito (e non solo la spesa statale, come di recente ha fatto il ministro Stefani), si scopre ad esempio che Veneto e Campania ricevono più o meno le stesse risorse pro capite, circa 8.200 euro all'anno. Solo che in Veneto c'è, ad esempio, un posto in un asilo nido pubblico per un bimbo su quattro, in Campania per uno ogni venti. Sul fronte industriale, buona parte degli incentivi degli ultimi anni (la famosa Industria 4.0) ha finito per premiare soprattutto le grandi aziende patrimonializzate e tecnologicamente avanzate, per definizione concentrate nel Nord. Non è una rivendicazione meridionalista, ma una semplice constatazione che imporrebbe l'applicazione di ricette diverse per territori diversi. Al Sud serve soprattutto attrarre investimenti e investitori, in particolare quelli interessati a fare davvero business e a creare lavoro, non solo a caccia di sussidi per tenere in piedi (magari per pochi mesi) un'azienda decotta. Per convincerli a scommettere sul Sud serve dunque una proposta ambiziosa da parte dell'Italia: facciamo sì che chi fa impresa nel Meridione non paghi Ires e Irap. Zero tasse sul reddito d'impresa. Una grande No Tax area capace di lanciare un messaggio potente che attiri gli investitori del mondo, ma che dia anche sostegno ai tanti artigiani e piccoli imprenditori che ogni giorno fanno miracoli in un territorio difficile. Il mancato gettito per questa innovazione sarebbe di appena 5 miliardi. Certo, ci diranno che la No Tax area non risolve i problemi della burocrazia, del deficit di infrastrutture, delle politiche di welfare per le famiglie in difficoltà.
Bisogna impegnarsi in ognuno di questi ambiti, senza rinunciare all'idea che solo una proposta shock può svegliare la politica italiana dal torpore verso il Sud. Solo così riusciremo anche a fermare l'emigrazione dei nostri giovani, che a migliaia ogni anno lasciano la propria terra per cercare lavoro altrove.*Coordinatrice nazionale Fi e vicepresidente della Camera
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