Il nodo terza rata all'ultimo ostacolo. Fitto: "Gli obiettivi sono stati centrati"

Il governo attende l'ok sugli alloggi per gli studenti. E c'è il chiarimento Ue sugli asili

Il nodo terza rata all'ultimo ostacolo. Fitto: "Gli obiettivi sono stati centrati"
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Sulla terza rata si è in dirittura d'arrivo, rimarrebbe solo un ultimo nodo da sciogliere sulla realizzazione dei posti letto per gli alloggi universitari. Su questo obiettivo del Pnrr italiano, ovvero la creazione e la realizzazione di 7.500 posti letto per gli universitari entro il 31 dicembre 2022, i tecnici di Bruxelles si sarebbero fermati su alcuni dettagli e non su tutta la misura. Nell'ambito dei controlli a campione sull'attuazione del piano si sarebbero pertanto resi necessari alcuni chiarimenti. Al momento, a quanto risulta al Giornale, il governo avrebbe già prodotto la documentazione richiesta da Bruxelles e sarebbe quindi in attesa di ricevere un riscontro dalla Commissione.

Il raggiungimento degli obiettivi, che è comunque delegato ai singoli ministeri, ha richiesto un lavoro di coordinamento e di raccolta di informazioni che ha richiesto tempo. Lo sblocco dei fondi è pertanto slittato ulteriormente dall'orizzonte temporale del 30 giugno, come aveva ipotizzato anche il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni. Ieri, intanto, il ministro responsabile del Pnrr, Raffaele Fitto, durante un seminario di Legacoop ha confermato che sulla terza rata «stiamo lavorando», attraverso «un confronto costante con la Commissione Ue, siamo in una fase in cui gli obiettivi da raggiungere erano 55 al 31 dicembre 2022, li abbiamo raggiunti, c'è una valutazione, ci sono aspetti di carattere tecnico e amministrativo che stanno vagliando». Per Fitto il ritardo di cui si parla «è un dato oggettivo», ma «una comparazione con altri Paesi Ue ci aiuta a capire che al momento solo 3 Paesi hanno chiesto la terza rata». Insomma, ci sono alcuni nodi da sciogliere di ordine tecnico, ma nonostante l'erogazione dei fondi sia effettivamente in ritardo, l'Italia - che ha il piano più esteso d'Europa con 191,5 miliardi tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto - è tra i pochi Paesi che hanno chiesto la terza rata con Spagna e Grecia. Sui ritardi della terza rata «leggo interpretazioni di ogni tipo», ha aggiunto Fitto, il «tema del ritardo, se lo leggiamo nel dibattito politico del Paese è enfatizzato, se lo vediamo a livello europeo è un percorso normale come stanno facendo altri Paesi».

Il dibattito, in ogni caso, è aperto con l'Ue anche per quanto riguarda la quarta rata. Ieri un portavoce della Commissione Ue è tornato sulla vicenda degli asili nido, la cui assegnazione degli appalti per la realizzazione era tra gli obiettivi fissati al 30 giugno (obiettivo che non sarebbe stato centrato nella sua interezza). Il Pnrr italiano «prevede la creazione di circa 264.000 nuovi posti per i servizi educativi e di assistenza alla prima infanzia da zero a sei anni» entro il 2025, ha spiegato ieri un portavoce della Commissione Ue, «ciò può avvenire attraverso la costruzione o la riqualificazione di asili nido, con l'obiettivo di aumentare i posti disponibili». Il chiarimento è arrivato dopo che Il Sole 24 Ore aveva scritto di uno stop di Bruxelles - che potrebbe ritardare la richiesta di pagamento della quarta rata - perché, nelle condizioni poste dalla Commissione, gli investimenti sarebbero da limitare alla sola creazione ex novo di asili per la prima infanzia.

Secondo quanto raccolto, la partita della quarta rata è collegata a doppio filo con la revisione del piano che l'Italia dovrà presentare - integrando i progetti relativi ai fondi Repower-Eu per l'indipendenza energetica dalla Russia - entro il 31 agosto. Il governo, in ogni caso, non intende aspettare l'ultima ora utile per presentare le sue modifiche e le invierà prima, andando incontro anche alle richieste di Bruxelles che chiedevano di mandare il tutto il prima possibile.

Una richiesta motivata anche dai tempi lunghi che l'esame del raggiungimento degli obiettivi richiede. In generale, comunque, la posizione del governo è quella della premier Giorgia Meloni che intende utilizzare tutte le risorse «costi quel che costi».

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