"Noi trattati come terroristi" Il riscatto delle maxi famiglie

Il giorno dell'orgoglio dei genitori con tanti figli: siamo controcorrente, ma il mondo ha bisogno di eroi come noi

"Noi trattati come terroristi" Il riscatto delle maxi famiglie

Sono un migliaio, vengono da una ventina di Paesi e non hanno l'aspetto di «superfamiglie» o di pericolosi estremisti. Non applaudono a comando e hanno la pazienza di aspettare fino alle 14,30 prima di alzarsi per la pausa pranzo. Gente normale. Forse è proprio questa normalità che infastidisce chi contesta i partecipanti al Congresso delle famiglie. In platea i toni del Congresso non sono quelli travisati dall'esterno. Come ha detto il sindaco di Verona, Federico Sboarina, «la famiglia è una cellula fondamentale della società, ma è trattata come una cellula terroristica».

Giovanna Della Valle è una mamma di tre figli. «Ho studiato, ho lavorato in un'azienda e mi sono sposata racconta -. Per un po' ho cercato di conciliare la famiglia e l'impiego. Quando non ce l'ho fatta più ho avuto la fortuna di poter scegliere e sono rimasta a casa». La fortuna è un marito imprenditore che riusciva a mantenere tutti. «Certo, e sono qui perché tantissime donne non hanno questa fortuna, non possono esercitare il loro diritto di scelta, e lo Stato glielo deve consentire». Ma così non si è chiusa una carriera? «No, quando i figli sono diventati grandi ho ripreso a lavorare gestendo un'azienda agricola. Alle giovani dobbiamo dire che è sempre possibile reinventarsi: non soffocate nel lavoro a scapito dei figli».

C'è quasi una gara a rivendicare la famiglia più numerosa. La nonna del governatore veneto Luca Zaia aveva 11 figli più altri 6 adottati. La brasiliana Angela Vidal Gandra da Silva, segretario generale del ministero delle Donne, ha 6 fratelli, e sua sorella ha 6 figli: «Mio papà diceva che la famiglia è una scuola d'amore». L'ambasciatore ungherese presso la Santa Sede, Edoardo d'Asburgo-Lorena, pronipote di Francesco Giuseppe e della principessa Sissi (erano i suoi bisnonni), ha 6 figli dai 10 ai 23 anni: «Dobbiamo raccontare storie positive, perché non si può contestare l'esperienza».

Jacopo Coghe, 34 anni, vicepresidente del Congresso, di figli ne ha 4, tra i 7 mesi e i 7 anni. «Nei primi due anni di matrimonio non riuscivamo ad averne - spiega -, quando sono arrivati abbiamo capito che sono un dono, non un diritto. Mia moglie non lavora, sta con loro. È una scelta educativa, fatta consapevolmente, ed è contentissima. È meraviglioso sentirsi parte della creazione, generare nuova vita, lo dico da credente. Ma per chi non crede, avere figli è generare futuro, fare la storia, garantire la continuità. È il primo luogo in cui ci si misura con l'altro, si sperimenta la solidarietà e l'aiuto reciproco. Mi rendo conto che sposarsi e avere figli oggi è un sacrificio, tutto rema contro, la società, la cultura. Occorre coraggio, ma il mondo ha bisogno di eroi che vanno controcorrente».

Maria Rachele Ruiu e Stefano Buda (nella foto) hanno meno di trent'anni. Lei era sul palco a presentare il Family Day il 30 gennaio 2016 al Circo Massimo di Roma. A un certo punto dal pubblico si leva un cartellone: «Ruiu sposami». Lo impugnava lui. Non si erano mai visti, soltanto sentiti al telefono perché entrambi coinvolti in comitati per la famiglia. Dopo un anno e mezzo si sono sposati e dopo altri 12 mesi hanno avuto un bimbo, Michele. «Nella famiglia si impara la fiducia - dicono -. C'è una promessa di bene per sempre e si costruisce su questa promessa che va rinnovata ogni giorno. Vale la pena spendersi per l'altro, non è vero che i sacrifici non hanno senso».

Che cosa direste a chi non vuole figli per non gettarli in un mondo brutto? «Che vivere è bello. Quando nasce un bambino vuol dire che Dio non si è stufato del mondo. E se anche il mondo di oggi fosse brutto, soltanto i nostri figli potranno cambiarlo».

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