"Un nome di bandiera...". La mossa del Pd per stanare i franchi tiratori

Il Partito democratico vuole allontanare le accuse di aver fatto da stampella a Ignazio La Russa: per il voto di domani alla Camera si valuta un nome da scrivere sulla scheda

"Un nome di bandiera...". La mossa del Pd per stanare i franchi tiratori

Tra i partiti dell'opposizione è subito scattata una serie di accuse riciproche alla luce dei franchi tiratori che hanno fatto da stampella a Ignazio La Russa, eletto presidente del Senato grazie anche al supporto esterno di qualche esponente al di fuori del centrodestra. Ne è seguita una pioggia di sospetti e immediate smentite tra le forze politiche che occupano i banchi dell'opposizione. Per questo motivo il Partito democratico sta studiando una mossa per allontanare dubbi e ombre sul proprio conto. Domani alle ore 9 l'assemblea dei deputati dem stabilirà l'orientamento del voto.

La mossa del Pd

A fronte di quanto accaduto a Palazzo Madama, il Pd starebbe valutando l'ipotesi di mettere in campo un nome da scrivere sulla scheda in occasione del quarto scrutinio che si terrà domani mattina per l'elezione del presidente della Camera. Si tratterebbe di un profilo di bandiera che avrebbe l'obiettivo di segnare il voto e cercare di evitare spaccature interne. "Così che nessuno possa accusare nessuno di voti scappati a destra e a manca", spiega un esponente di spicco all'Agi.

A quel punto, nel caso in cui si dovesse verificare una situazione simile a quella del Senato, i dem potrebbero rivendicare la loro compattezza e spostare altrove il dito degli imputati. In effetti la strada della scheda bianca lascia una prateria ai franchi tiratori che, nel segreto dell'urna, approfittano del libero arbitrio e disattendono la linea del proprio gruppo politico di appartenenza. L'evento di oggi ha fatto scattare l'allarme e domani non si vuole commettere la stesso leggerezza.

"Evitiamo altri giochini"

I deputati del Partito democratico potrebbero dunque convergere su un nome e ricevere l'indicazione di votarlo nella mattinata di domani. La soluzione avrebbe la finalità di fare chiarezza su chi dovesse sostenere il centrodestra per l'elezione della guida di Montecitorio. Il ragionamento che si fa è che, mettendo il "timbro" sui voti, il Pd non potrebbe essere accusato di aver fornito un assist agli avversari.

"Così evitiamo altri giochini", è la voce che l'Adnkronos raccoglie in Transatlantico tra i deputati. Che iniziano a far trapelare l'idea di indicare un nome per scongiurare manovre d'Aula sotto la copertura della scheda bianca a opera di alcuni pezzi dell'opposizione. Dal Pd spiegano all'Ansa che si sta valutando "l'atteggiamento migliore per garantire la massima trasparenza".

Accuse incrociate

Nel frattempo non si placa il fuoco di sospetti incrociati. Tutti si accusano a vicenda, tutti prendono le distanze. Enrico Letta si affretta a twittare: "Il voto di oggi al Senato certifica tristemente che una parte dell'opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza". Immediata la replica di Carlo Calenda che rigetta la palla nel campo del Pd: "Noi 19 voti non li abbiamo. E siccome queste cose si vengono sempre a sapere alla fine, ti consiglio di cancellare questo tweet. Invecchierà male".

Dal Movimento 5 Stelle smentiscono a stretto giro congetture ai danni dei senatori grillini. A farlo in prima persona è Giuseppe Conte, che ha parlato di "primi giochini di palazzo" portati avanti da "qualcuno che si prepara ad una finta opposizione". Dagli ambienti del Terzo Polo si teme un accordo blindato tra Pd e M5S sulle vicepresidenze.

Un big di Azione fa nomi e cognomi: "Lo si vedrà la prossima settimana, quando verranno eletti vicepresidenti al Senato Dario Franceschini e Stefano Patuanelli. Loro hanno già l'accordo e si sono blindati con La Russa per non avere scherzi quando ci si voterà".

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